Sei politici nel mirino dei terroristi di Milano

MilanoUn po’ per volta si cominciano a capire le origini dell’allarme terrorismo bruscamente rilanciato qualche giorno fa dal ministro degli Interni, Roberto Maroni. Allarme tutt’altro che casuale, ovviamente. A Milano finisce in manette un folto gruppo di algerini, accusati di reati comuni ma con legami - ancora in parte inesplorati - con il mondo dell’integralismo jihadista. Ma le preoccupazioni principali degli analisti continuano a essere incentrate sull’attentato del 12 ottobre alla caserma Perrucchetti di Milano, un’impresa sempre più difficile da archiviare come la bravata di un ridotto gruppo di fanatici: il numero dell’Espresso oggi in edicola pubblica l’elenco dei personaggi politici finiti nel mirino della cellula jihadista milanese, e si scopre che a venire schedati e forse pedinati c’erano i livelli più alti della Repubblica. Oltre allo stesso Maroni, ci sono il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il presidente della Camera Gianfranco Fini, i ministri della Difesa, Ignazio La Russa, e della Semplificazione, Roberto Calderoli. Nell’elenco anche Daniela Santanchè, leader del Movimento per l’Italia.
Di questa lista si parlava da giorni, ma era stata liquidata come una rassegna stampa o poco più, una collezione - sostanzialmente inoffensiva - di articoli su una serie di personaggi pubblici. Invece, secondo l’anticipazione dell’Espresso, non si trattava solo di ritagli, ma anche di notizie riservate sugli spostamenti, sulle abitudini, sulle misure di sicurezza dei cinque esponenti politici sotto tiro. Si tratterebbe dunque di materiale riservato, ottenibile solo o penetrando in banche dati informatiche o pedinando sul terreno i bersagli delle attenzioni. In entrambi i casi, la dimostrazione di una capacità criminale della «cellula in franchising» (la definizione è di Maroni) ben superiore a quanto si era capito finora. E non a caso Maurizio Romanelli, il pm titolare dell’inchiesta sull’attentato alla caserma, ha segnalato l’esistenza di questi dossier nel corso dell’udienza in cui si è opposto alla scarcerazione dei complici di Mohamed Game, il bombarolo rimasto gravemente ferito nell’attentato.
E a gravare sulla bilancia dell’allerta terrorismo hanno sicuramente pesato anche le avvisaglie della nuova inchiesta della Procura milanese e del Gico della Guardia di finanza, coordinata dal pm Luigi Orsi e sfociata ieri in 17 ordini di custodia per associazione a delinquere. Il mandato di cattura indica come attività peculiare della banda solo la produzione di documenti falsi.

Ma nelle pieghe dell’inchiesta - che per la Procura doveva portare ad accusare il gruppo anche di terrorismo internazionale - sono documentati legami tentacolari con i gruppi estremisti di mezza Europa, tra cui quello che nel 2004 colpi a morte Madrid, robusti flussi finanziari verso l’Algeria, rapporti con personaggi accusati di terrorismo in Svizzera e Bosnia. E tra gli algerini da arrestare spicca il nome di Saber Lassassi, uno dei presunti terroristi indicati nella «lista nera» delle Unione Europea.

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