«Sentenza pericolosa che apre all’eutanasia»

da Roma

Vista la questione è apparsa inevitabile la spaccatura tra le forze politiche alla notizia del proscioglimento di Mario Riccio, l’anestesista indagato per omicidio per aver staccato il respiratore artificiale che teneva in vita Piergiorgio Welby. Quasi scontato il plauso di Emma Bonino (Rnp), che definisce quella del gup di Roma, Zaira Secchi, «una decisione di grandissima civiltà giuridica». In cui non ravvisa «nessun reato» ma, al contrario, una condotta pienamente legittima «di un medico che ha risposto a una richiesta drammatica ma tutelata dai principi della Costituzione italiana e del Codice di deontologia medica». Mentre l’eurodeputato radicale e segretario dell’associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, annuncia iniziative «per l’estensione di questo diritto» anche nel momento in cui il paziente non sia più in grado di intendere e di volere. Roberto Vilietti, capogruppo della Rosa nel pugno, parla di «una vittoria delle forze laiche» e scende sul terreno del prossimo confronto ricordando che la sentenza «non è un riconoscimento dell’eutanasia ma apre le porte al varo del testamento biologico». Tema di cui il ministro della Salute, Livia Turco, investe il legislatore «che dovrà comprendere le esigenze del malato in un quadro normativo ben definito». Dopo la soddisfazione per la sentenza di Manconi (Ds) e Bonadonna (Prc), un po’ a sorpresa giungono aperture dall’interno di Forza Italia per voce dell’ex radicale Della Vedova che parla di «un fatto positivo» e di Chiara Moroni che auspica «tempi rapidi per una discussione parlamentare che parta dal testamento biologico». Proprio il timore che porta la Cdl a schierarsi contro la sentenza. Che per Roberto Pedrizzi (An) «è sconcertante» e «apre le porte all’eutanasia», come per Isabella Bertolini ed Enrico La Loggia (Fi) per cui è una decisione «pericolosissima» e rischia di essere un «inquietante precedente».

Dello stesso avviso il capogruppo Udc alla Camera, Luca Volontè, che ne teme l’utilizzo da parte «delle lobby pro eutanasia per introdurre la pratica nel Paese» che, ricorda il segretario Udc Cesa, «è vietata». Duro Gianfranco Rotondi (Dca) per cui «si comincia con la dolce morte e si finisce col suicidio assistito». E ricorda: «La vita non è un diritto disponibile. Né davanti a Dio, né davanti alla legge».

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