da Sölden
L'atmosfera da primo giorno di scuola non è una novità alla vigilia dell'esordio stagionale. Ci si incontra-scontra in coda alla seggiovia, ci si incrocia nella hall dell'albergo o davanti al buffet di una delle tante conferenze che animano Sölden, ci si studia. All'apparenza stanno tutti bene, ma da oggi, quando il cronometro emetterà i primi verdetti, scommettiamo su qualche muso lungo in più, ma anche su qualche sorriso inatteso.
La pista del ghiacciaio Rettenbach, con i suoi muri traditori, torna protagonista dopo l'anno sabbatico involontario: nel 2006 l'ormai classica apertura della coppa del mondo saltò per mancanza di neve. Fu una tragedia che si propagò per tutto l'inverno, povero di neve come mai in passato. Stavolta la neve c'è, la pista è durissima, perfetta, e l'attesa, qui in Austria, è davvero tanta. Il popolo bianco rosso, che ama lo sci come poche altre cose al mondo, chiede e pretende la rivincita, per gli uomini austriaci la scorsa stagione è stata la peggiore degli ultimi dieci anni, con «solo» 12 vittorie e 32 podi, con il trofeo più ambito, la coppa del mondo generale, finito in Norvegia grazie ad Aksel Lund Svindal, con Benni Raich battuto di tre punti dopo l'ultima manche dell'ultimo slalom.
Svindal-Raich: sarà ancora questo il grande duello, con il norvegese superiore dal punto di vista fisico e mentale e l'austriaco forte di un talento straordinario, spesso sprecato per errori banali. Fra loro potrebbe inserirsi Bode Miller, che ha lasciato la nazionale Usa preferendo allenarsi da solo con uno staff privato e, si tratta più di una speranza che di una certezza, il nostro Peter Fill. Il piccoletto di Castelrotto, che in estate ha fatto parlare di sé per i calci affibbiati in una partita amichevole ai giocatori della Fiorentina e per i commenti a margine davvero poco rispettosi («i calciatori sono delle signorine viziate»), non ha il fisico di Svindal, né la tecnica di Raich, né l'estro di Miller, ma è l'unico italiano a correre in tutte le specialità e a pensare alla classifica generale. La sua speranza, inutile dirlo, è cercare di confermare, anzi migliorare, il già ottimo sesto posto finale dell'ultima coppa del mondo. Ma non solo: «Vincere almeno una gara è l'obiettivo principale della stagione. In quale specialità non conta, voglio vincere, punto». Ottimo proposito.
Difficile però che possa succedere domani nel gigante d'esordio, gara che potrebbe invece vedere subito fra i protagonisti un altro altoatesino venticinquenne, come Fill ancora alla ricerca della prima vittoria in coppa: è Manfred Mölgg, vicecampione mondiale nello slalom, a detta di tutti il più in forma della squadra. Più cauto sembra Max Blardone, il nostro numero uno della specialità, nell'ultima coppa secondo solo a Svindal grazie a quattro podi in sei gare. Max, come Manfred, come Peter, come gli altri gigantisti, non sarà però in gara questa mattina, l'onore di aprire la stagione tocca infatti alle donne, ieri parse molto tranquille nella conferenza di presentazione che ha visto l'esordio nei panni di dt delle italiane di Much Mair, l'ex discesista, tre volte vincitore in coppa del mondo.
Negli ultimi mesi, in Italia, di sci si è parlato solo per la crisi economica della federazione, le prime gare potranno sviare l'attenzione dai gravi problemi ma certo non risolverli. La situazione è infatti drammatica, ma non tanto per gli atleti che vedremo in pista in questi giorni, tutti hanno infatti potuto allenarsi in modo adeguato, quanto per i giovani, quindi per il futuro del movimento. Mancano gli sponsor, mancano soprattutto la promozione e il marketing, indispensabili per attirarli. Tutti a lamentare, a quasi dieci anni dal suo ritiro, l'assenza di Alberto Tomba, tutti ad aspettare un suo improbabile successore. Nessuno che, tanto per dirne una, si preoccupi di trovare un accordo per la trasmissione televisiva delle prime gare, sempre molto spettacolari.
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