da New Delhi
«Le indagini procedono in modo soddisfacente, abbiamo molte informazioni ma non è il caso di divulgarle in questo momento»: le dichiarazioni fatte in una conferenza stampa del ministro degli Interni indiano, Shivraj Patil, sono improntate allottimismo, anche se allindomani degli attentati di New Delhi le strade della città rimangono deserte per il coprifuoco deciso dalle autorità. Il bilancio ufficiale delle vittime è di 61 morti e 188 feriti.
Gli inquirenti hanno interrogato centinaia di persone, fermate sabato in decine di piccoli alberghi nella capitale, dove si pensa che potrebbero aver soggiornato gli attentatori. Se il portavoce della polizia parla di 22 arresti convalidati, il Joint Commissioner, Karneil Singh, ha detto invece che non vi sono persone in stato di detenzione, ma solo interrogatori in corso. La polizia cerca un giovane sui ventanni, che si era rifiutato di comprare un biglietto e aveva lasciato una grossa sacca nera a bordo dellautobus esploso.
Il triplice attentato è stato rivendicato ieri per telefono da un gruppo di separatisti del Kashmir finora sconosciuto, denominato «Inquilab» (Rivoluzione), ad alcuni giornalisti di Srinagar, capitale estiva del Kashmir indiano, da parte di Ahmed Yar Gaznavi, portavoce del gruppo. «Attentati come questi proseguiranno finché lIndia non avrà ritirato lesercito dal Kashmir e abbandonato le sue attività disumane», ha dichiarato il portavoce. Secondo reti televisive locali, l«Inquilab» è unemanazione del gruppo estremista islamico Lashkar-e-Taiba (LeT), una delle tre principali formazioni della guerriglia separatista che si batte contro le forze indiane nel Kashmir.
Le esplosioni hanno colpito il mercato popolare di Paharganj, frequentato da turisti, e quello di Sarojini Nagar. Si sono verificate in rapida successione nel pomeriggio in luoghi molto affollati, dove decine di migliaia di persone facevano acquisti per il Diwali, la tradizionale «festa delle luci», che inizia domani.
Gli attentati si sono verificati poco più di due settimane dopo che lambasciata degli Stati Uniti a New Delhi aveva messo in guardia da una «possibile» minaccia di attacchi, tra cui azioni kamikaze contro gli interessi americani nella capitale indiana e in molte città del Paese.
Lultimo attentato a New Delhi risale allaprile scorso, quando presunti estremisti Sikh fecero esplodere due bombe in due cinema dove si proiettava un film dal titolo controverso. Ma la tipologia degli attentati simultanei di sabato - esplosioni alla vigilia di una festa induista - porta dritta alla matrice islamica, e quindi al gruppo Lashkar-e-Taiba, responsabile di molti attentati tra cui quello al Parlamento indiano del dicembre 2001.
Alcuni militanti della Lashkar-e-Taiba sarebbero responsabili anche della serie di attentati del 1997. Anche allora era la vigilia di Diwali, la festa più importante nel calendario induista, celebrata con laccensione di candele e lo scoppio di petardi, e gli attentatori colpirono alcuni mercati popolari della capitale. La Lashkar, attiva nel Kashmir indiano, ha le sue basi in Pakistan, proprio nelle zone devastate dal terremoto dell8 ottobre, e avrebbe legami anche con Al Qaida. Secondo alcune fonti, gli estremisti avrebbero subito numerose perdite e danni a causa del potente sisma. La tragedia che ha devastato le due regioni del Kashmir, conteso da India e Pakistan, ha messo a dura prova gli eserciti schierati al confine, che probabilmente hanno allentato il controllo sullinfiltrazione degli islamici estremisti in territorio indiano.
I separatisti kashmiri inoltre non apprezzano i tentativi di pacificazione in corso tra India e Pakistan. Proprio ieri i due Paesi hanno deciso di aprire la frontiera del Kashmir per facilitare lafflusso degli aiuti e consentire la riunificazione delle famiglie divise, in seguito al disastroso recente terremoto.
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