Nell'epoca musicale del fileshare e delle piattaforme peer-to-peer, che hanno mandato al collasso le major del disco, c'è un fenomeno intramontabile: il revival. La nostalgia, si sa, è una brutta bestia. Ed è per questo forse che nel circuito rock una seconda chance non si nega a nessuno. Per la gioia dei teenager di un tempo, ora adulti fatti e finiti, pronti a rimettere piede in un palasport o in un club pur di vivere una rimpatriata a suon di musica dal vivo con la band preferita della gioventù. È un po' quello che sta succedendo dalle nostre parti con gli Europe.
Ve li ricordate? Lunghe chiome bionde, jeans strappati e borchie da metallari, ma con un sound, a dispetto del look, assolutamente melodico e una poetica in salsa romantica. Tra il 1986 e il 1987 il quintetto hard & heavy svedese guidato dal cantante Joey Tempest, scarmigliato rubacuori dalla voce straripante, scalò le classifiche conquistando ragazzi e ragazze di mezzo mondo con The final countdown: cinque minuti di hard rock epico, infarcito di tastiere. Una portentosa mega-hit, numero 1 in 26 Paesi, quel travolgente "conto alla rovescia", utilizzata persino nella cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Seul 1988, che li inserì tra i più accreditati epigoni dei Queen.
Dopo un altro singolo di successo, Carrie, il lento declino e lo scioglimento. Di un lustro o poco più la reunion, per altro un po' alla chetichella e quasi per scherzo, nella formazione originale (l'avventura degli Europe debuttò alla periferia di Stoccolma quasi 30 anni fa, quando un pugno di tifosi dell'hard rock, in particolare di Deep Purple e Rainbow, decisero di rendere più cantabili le sonorità del rock duro), salutata da inatteso riscontro di pubblico. Specie alle nostre latitudini. Prova ne sia il fatto che, alla luce dell'alta richiesta di biglietti, gli organizzatori della data milanese di domani alle ore 21, ingresso 30 euro, hanno deciso di spostare lo show degli ex desaparecidos dall'Alcatraz al più capiente Palalido di piazza Stuparich.
Solo con qualche ruga in più, ma sempre con la stessa carica di allora, Tempest (voce), John Norum (chitarra), John Levén (basso), Mic Michaeli (tastiere) e Ian Haugland (batteria), più di 20 milioni di dischi venduti solo di The final countdown, proporranno tanto i classici della stagione d'oro, melodie orecchiabili e assoli roventi di chitarra inclusi, quanto le canzoni contenute nell'album Last look at Eden, l'ottavo di inediti in carriera, uscito nel settembre scorso.
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