Il cantico delle creature (femminili, disponibili, raccomandate) e il bunga bunga comunista. Nell’incantevole paese di San Francesco e il lupo il vicepresidente del consiglio regionale umbro a guida Pd, il rifondarolo Orfeo Goracci, già sindaco di Gubbio e deputato bertinottiano, è stato arrestato insieme al suo seguito di amiche, amanti, fedelissime in amore. Allo spasimante seriale della sezione Lenin e alla spietata «macchina gorracciana» che dal 2001 al 2006 ha gestito la cosa pubblica come nemmeno ai tempi dell’amata Unione Sovietica (minacce, spiate, pedinamenti, ritorsioni, licenziamenti dei «nemici») un attonito gip di Perugia contesta la qualunque. Per descrivere «lo scenario di illegalità diffusa e di connivenze illecite» parte dalla violenza sessuale in danno delle bellezze locali e finisce con l’associazione per delinquere allargata all’abuso d’ufficio, al falso per soppressione, alla concussione e abuso di potere. In un «clima di intimidazione e paura nel Comune» tutto truccavano i compagni di merende: i concorsi, le assunzioni, le delibere amministrative, le assegnazioni degli immobili comunali. E da difensori dei più deboli e degli oppressi se la prendevano con chiunque dissentisse: sindacalisti, impiegati monoreddito. Nel carcere perugino di Capanne da ieri albergano anche l’ex vicesindaco comunista Maria Cristina Ercoli (la sorella Nadia è ai domiciliari) l’ex assessore all’Ambiente rosso Lucio Panfili e l’ex collega assessore Graziano Cappannelli, Idv. Altri cinque sono «ristretti» a casa.
I VERBALI E LE «AMAZZONI»
Quant’era frenetica l’attività sessuale di Goracci. Ci provava con le impiegate a tempo che aspiravano al posto fisso. Con tante altre ci si fidanzava, ricambiato da fedeltà assoluta. Nelle annotazioni del Ros si fa riferimento ad Antonella Stocchi (ai domiciliari) «consigliere comunale legata anche sentimentalmente al Goracci e persona di sua fiducia», che avrebbe sottratto documenti al Comune e minacciato un impiegato perché sospettato di essere l’autore «di scritti anonimi sulle molti amanti del Goracci». E che dire di Lucia Cecili «dipendente comunale legata anche sentimentalmente al Goracci e persona di sua assoluta fiducia», impegnata a trovare telefoni sicuri, a informare i sodali sulle indagini, a distruggere carte sul concorso per l’assunzione dell’avvocato del Comune «vinto da Filippetti Ilenia, legata sentimentalmente al Goracci».
«MI BACIAVA, NON VOLEVO...».
Tra chi si è ribellata al focoso Orfeo c’è Morena Sabrina, vigilessa part-time, colpevole d’aver detto che «tanto si sa chi vincerà» il concorso a tempo indeterminato. L’allora sindaco se l’era presa, ma Sabrina aveva azzeccato il pronostico. A verbale dirà: «Fin dal mio arrivo in Comune Goracci aveva iniziato a rivolgermi apprezzamenti fisici e a inviarmi sms» con cui la invitava nel suo ufficio «o fuori dall’ufficio». E lei: «Rifiutai sempre». Un’altra volta però il sindaco «mi prese la mano che avevo teso in segno di saluto e mi attirò a sé», abbracciandola per le spalle e «cercando di baciarmi sulle labbra». Un altro tentativo andò a vuoto. «La Morena - scrive il gip - gli aveva detto di piantarla, che aveva moglie e figli». Orfeo non mollò la presa: «Per tre anni mi ha mandato sms». La ritorsione fu puntuale quanto paradossale. Venne minacciata di essere sottoposta a procedimento disciplinare «per aver cantato in chiesa con il colletto azzurro della divisa da vigile visibile sotto la veste da chiesa». Chiosa il gip: «Una presunta mancanza la cui futilità non merita commenti». Tempestata di messaggini e proposte anche la testimone Luigina Procacci. Confesserà: «La logica era chiara: o eri donna e cedevi alle avances del sindaco, o eri uomo e avevi agganci politici o di amicizia col Goracci (...) oppure eri fuori dai giochi». E fa il caso dell’«assunzione contro ogni regola vigente, nona in graduatoria sui primi 5 posti disponibili, di (...) per aver avuto una relazione con Goracci». La vera svolta all’indagine, partita con esposti di sindacalisti e impiegati mobbizzati, la dà l’attuale sindaco Diego Guerrini, d’area Pd, che al momento della candidatura venne avvicinato così dagli sgherri «gorracciani»: «O sei con noi o contro di noi». Lui tirò dritto. Vinse e fece piazza pulita del gruppo «a cominciare dall’ing. Casagrande».
IL PRG E LA VENDETTA PD
Che aveva elaborato «un Piano regolatore a zig zag che denunciava il perseguimento di esclusive finalità di consenso elettorale». Al magistrato ha descritto il tetro clima in Comune e di qualcuno che «spiava» la sua agenda. Più pesante ancora la denuncia di Nadia Minelli contraria a promuovere a capo della Polizia Municipale Nadia Ercoli, sorella dell’ex vicesindaco, «che non aveva un adeguato profilo professionale». Lei denunciava e loro trovavano nuove strade. Lei denunciava di nuovo e loro provavano a farla fuori coi membri del Nucleo Interno di Valutazione. È stata retrocessa col massimo del punteggio.
BAR RIFONDAZIONE
Se il funzionario Gabriele Silvestri si ribella per la punizione incassata dall’essersi opposto alla sottoscrizione di Rifondazione comunista («Sindaco, è necessaria l’affiliazione al potere dominante per svolgere serenamente senza timori di ritorsioni un incarico di dirigente al Comune di Gubbio?») il dirigente Rughi addetto al Patrimonio confessa le continue sollecitazioni per consegnare immobili e il bar del teatro romano a persone legate al partito di Bertinotti: «Ho ricevuto così tante pressioni che ho perso il conto». Hasta la minaccia, siempre!
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