Sfida di Berlusconi: inchiesta sui giudici eversivi

RomaQuando con le note di «Meno male che Silvio c’è» il premier fa il suo ingresso nel palazzo dei congressi all’Eur pieno come un uovo, dall’ovazione si capisce che sarà show. «Silvio, Silvio, Silvio», il coro sembra a tratti quello di una curva, Berlusconi lo sente e cavalca subito la completa sintonia con la pancia del suo popolo, quello che la Brambilla ha convocato per la convention dell’associazione «Pdl-Al servizio degli italiani». Applausi, tanti, quando il Cavaliere parla di giustizia: «Sono 17 anni che la magistratura tenta di farmi fuori considerandomi un ostacolo, ma io sono ancora qui e nonostante tutti i processi non sono mai stato condannato», dice. Quindi la proposta: «È per questo che è giustificata la nostra richiesta di una commissione di inchiesta parlamentare per accertare l’esistenza di un’associazione a delinquere a fini eversivi all’interno della magistratura». Boato. L’excursus storico tocca perfino il caso di Bettino Craxi: «La magistratura politicizzata vuole sostituire chi è al governo. L’hanno fatto nel ’93 quando hanno fatto fuori cinque partiti, il Psi, la Dc, il Psdi, il Pli e il Pri. Hanno fatto fuori Craxi accusandolo di tutto e di più e di aver usato la politica per arricchirsi, mentre alla sua morte si è dimostrato che non aveva lasciato nulla alla sua famiglia». Ovazione. Poi si arriva al ’94 e al ribaltone della Lega: «Allora il presidente di sinistra Scalfaro chiamò Bossi e gli disse che sarebbe finito anche lui nel burrone con me. Bossi ebbe il torto di credergli e si ruppe la coalizione». Non solo: anche Prodi cadde per mano dei giudici. «La magistratura fece cadere anche un governo di sinistra perché il ministro della Giustizia Mastella faceva cose che ai magistrati non andavano bene».
Poi parte l’arringa difensiva sui casi che lo riguardano. Snocciola cifre impressionanti, Berlusconi: «103 indagini, più di mille magistrati che si sono occupati di me, 2565 udienze e hanno anche il coraggio di riempire l’Italia di cartelli con scritto “Silvio fatti processare”». La platea applaude e ride amara. «Tutti procedimenti che non hanno portato a nulla. Arriverò a 120 anni ma sono il mortale con più processi nella storia dell’uomo, e degli extraterrestri se avranno una loro cosiddetta giustizia». È di buon umore il Cavaliere che poi va nel dettaglio: «Rimangono in piedi sei processi. Tutti risibili. Ho giurato su quello che ho di più caro, i miei 5 figli e 6 nipoti, che ciò di cui mi si accusa è contrario al vero». Spiega l’assurdità delle accuse nel processo Mediaset: «Sarei stato un... (si morde il labbro per non dire “coglione”) a pagare un mio dirigente»; racconta l’illogicità del processo Mills: «Fanno partire la corruzione da quando il corrotto inizia a spendere». La spiegazione di tutto ciò? «Non vogliono la condanna ma soltanto gettare fango».
Ovazioni e applausi anche quando parla della Corte costituzionale: «Il governo ha fatto tre leggi: il lodo Schifani, il lodo Alfano e il legittimo impedimento. Tutte approvate con tempi lunghissimi dal Parlamento ma che i supremi giudici - e non sto a dare giudizi su quei giudici - hanno abrogato». Poi difende il processo breve, da poco approvato alla Camera: «Un processo europeo. E poi tutti i Paesi distinguono tra incensurati e no e quindi modulano diversamente la prescrizione». Smonta le critiche: «Dicono “Ah... le vittime di Viareggio, le vittime dell’Aquila, le vittime di Cirio, quelle di Parma...”. Allora: il processo di Viareggio prevede due reati: il disastro ferroviario si prescrive in 23 anni, cioè fino al 2032. L’omicidio colposo plurimo invece in 34 anni, cioè c’è tempo fino al 2044. Per Cirio e Parmalat, invece, i tempi sono da 18 anni e qualche mese a 17 anni e qualche mese». Il problema, dice il Cavaliere, è che «l’opposizione è rimasta sempre la stessa, con i loro leader che sono gli stessi giovani dell’89 che con il crollo del muro di Berlino non hanno mai ammesso di aver sbagliato tutto».
Non manca un accenno alla situazione del Pdl, oggi scosso da fibrillazioni interne: «Dal 2008 abbiamo vinto tutte le elezioni e vinceremo anche le prossime amministrative - giura il Cavaliere che però ammette che qualcosa non va -. Ma ora basta patologie. Occorre spalancare le porte al nuovo. Il Pdl, come altri partiti, è vittima di una inevitabile patologia, perché chi è entrato da molti anni comincia a dare gomitate affinché i concorrenti non gli tolgano il posto, guarda con preoccupazione i nuovi entrati e chiude la porta a possibili nuovi ingressi». Un messaggio forte e chiaro alle tante anime correntizie che in questo periodo stanno alzando la voce. Quindi un invito alla sala: «Dedicatevi alla politica in modo da essere i nuovi esponenti del partito. Quello che dobbiamo fare ora è aprire a tutti gli italiani le porte del Pdl». In pratica un avvertimento ai suoi: basta con le risse interne altrimenti...

Nel boato delle ovazioni una voce maschile sovrasta le altre: «Sei bello!!!». E il Cavaliere risponde battutaro: «Tutti noi abbiamo una componente omosessuale del 25%. Ce l’ho anch’io. Solo che io, dopo un approfondito esame, mi sono accorto che la mia è una omosessualità... lesbica».

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