Sfilano ancora i centri sociali Il sindaco: «Basta occupazioni»

(...) Dopo vent’anni di illegalità l’altro giorno è arrivato il «redde rationem»: 300 agenti in tenuta antisommossa hanno preso posizione intorno ai punti strategici, poi fatto saltare le serrature e infine messo i lucchetti agli ingressi. Con tutto il materiale, arredi, i volumi della libreria Calusca e le riviste dell’archivio Primo Moroni, messo da parte in attesa che la Prefettura indichi a chi consegnarlo.
Nel frattempo fuori si scatenava il putiferio. Sin dalle 8 iniziavano a raggrupparsi decine di giovani che alle 10.30 tentavano un primo sfondamento, respinto a manganellate. Nella mischia il dirigente del servizio Andrea Valentino rimediava un brutto calcio al torace e la frattura di un paio di costole. Quindi in corteo i manifestanti, diventati ormai 300, si agitavano per la città, da piazza XXIV Maggio a Viale Tibaldi, da Viale Liguria a piazza Scala, bloccando strade qua e là e mandando in crisi il traffico milanese.
Si finiva solo alle 19, quando l’orda si ritirava dal centro. La Digos ha comunque già preso nota di tutto e preparato una relazione per la magistratura con una ventina di giovani identificati e denunciati per «resistenza, lesioni, danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio». Si tratta sempre dei «soliti noti» ma nelle prossime ore, attraverso la visione dei filmati, potrebbero aggiungersi altri nomi. Resta da capire se la relazione sarà presentata oggi o se gli investigatori aspetteranno la «seconda puntata» per fare una sorta di «forfait» con nuovi reati e nuove denunce.
Per questo pomeriggio infatti è atteso grosso modo lo stesso copione. Alle 15 gli autonomi «si riprenderanno la città», per usare un termine a loro caro, partendo da piazza XXIV Maggio. Potendo contare sulla solidarietà del Partito democratico che per bocca di Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd al Comune, ha tuonato contro lo «sgombero inutile» e invitato «la Giunta Moratti a fare marcia indietro». Ma soprattutto di Rifondazione comunista. Il segretario provinciale Antonello Patta ha già annunciato: «Saremo presenti perché è necessario impedire che Milano resti ostaggio delle pulsioni securitarie e del protagonismo del Vice Sceriffo De Corato, mentre il degrado civile della città avanza a forza di ruspe e cemento armato».
Rifondaroli a parte, è comunque attesa una massiccia partecipazione perché da 36 ore circolano petizioni, che hanno già raccolto un migliaio di firme, e appelli contro lo sgombero con la «chiamata alle armi» di tutti i compagni. Facile dunque attendersi l’arrivo di «antagonisti» da mezza Italia. Già in città «compagni» da Torino e Rovereto, debitamente monitorati dalle rispettive Digos. Difficile fare previsioni sull’evoluzione degli eventi, ma è facile attendersi almeno la ripetizione di quanto andato in scena l’altro giorno. Bloccare il traffico è una tattica che con il minimo sforzo, la polizia non caricherà mai, produce il massimo risultato: città in ostaggio di poche centinaia di esaltati.
In mezzo il sindaco Letizia Moratti che lancia messaggi distensivi, ma sempre rimanendo nella legalità: «Credo che la città debba avere spazi e luoghi aperti per tutti e in particolare per i giovani, ma devono essere spazi aperti in modo legale, non occupati abusivamente».

Quanto ad altri eventuali sgomberi in programma «non vengono decisi a Palazzo Marino, ma al tavolo per la sicurezza con Regione, Provincia e naturalmente con il governo che rimane il punto di riferimento per quanto riguarda l’ordine pubblico».

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