Alessandro Parini
da Torino
La marcia c'è stata. E i tifosi hanno colorato Torino di bianconero. Quanti erano? Per alcuni 20mila, altri esagerano: 70mila. Poco importa: facciamo 40mila e non se ne parli più. Del resto conta il segnale dato, di vicinanza alla Juve, un segnale forte, al punto che il neo-presidente Giovanni Cobolli Gigli si è detto «meravigliato per la risposta. Abbiamo bisogno dell'entusiasmo dei nostri tifosi, che sono milioni sparsi in Italia e in tutto il mondo».
Pochi cori contro, tanti quelli a favore in una giornata iniziata alle 12 davanti ai cancelli della Fiat, in piazzale Caio Mario, e conclusasi alle 15 davanti alla sede della Signora, in corso Galileo Ferraris. Due camionette a fare da apripista, con l'immagine di Gianluca Pessotto rivolta verso la folla e i capi dei gruppi organizzati a dettare ritmi e cori. Caldo africano, magliette bianconere e striscioni a go-go. «La Juve siamo noi» era il tema: rispettato in pieno. Tifosi protagonisti in tutto e per tutto, anche nello scortare Cobolli Gigli nei pochi metri di strada che separavano la sede della società alla camionetta dove i capi-ultras promettevano fedeltà assoluta anche in caso di retrocessione.
L'adunata è stata assolutamente pacifica. Slogan a volontà: «Torino siamo noi, nessuno si senta offeso» (citazione adattata di una canzone di De Gregori), «Con la Signora godo sempre» e così via fino a una canzoncina nuova da imparare e cantare a squarciagola: «Sempre insieme a te, dove giocherai stai tranquilla che ci saremo noi». Dichiarazioni d'amore cui hanno partecipato anche gli ex calciatori Beppe Furino (quasi certo un suo ritorno in società, con un incarico ancora da definire), Massimo Carrera («sono juventino e sono qui a dimostrare l'amore per questa squadra«) e Fabrizio Ravanelli («è logico che sia qui: sono legato alla storia della Juve, della quale ho scritto qualche pagina importante anche io») oltre ai tifosi vip Paolo Belli («Troppo facile stare sul carro dei vincitori quando va tutto bene. Dobbiamo dimostrare il nostro affetto anche in questi momenti: se ci sarà da pagare, pagheremo e poi torneremo a vincere»), Massimo Giletti e Max Pisu ("come la Juve ci ha fatto gioire per anni, è giusto ora starle vicino").
Riferimenti alla vecchia società? Quasi nessuno, se si eccettua una scritta per terra in cui veniva dato del "granata" a Giraudo: il massimo degli insulti e anche la verità visto che l'ex amministratore delegato era davvero tifoso del Toro prima che Umberto Agnelli gli affidasse le casse della Juve. A proposito di Toro: prima che la marcia partisse, una tranquilla signora ha osato sventolare da un palazzo una bandiera granata guadagnandosi sberleffi e coretti poco oxfordiani.
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