nostro inviato a Deauville
«Cosa c’è? Non ho più neanche il diritto di spiegare ai leader stranieri qual è la situazione italiana?». Pentito? Ci mancherebbe altro. Silvio Berlusconi non si scompone affatto quando Paolo Bonaiuti lo avverte che il breve colloquio tra lui e Barack Obama è finito sulle agenzie di stampa e apre i siti dei maggiori quotidiani italiani. D’altra parte, non è certo una novità che il Cavaliere si presenti in consessi internazionali e racconti la sua verità sulla giustizia italiana. Il caso di scuola, forse, resta quello di Bonn quando nel dicembre 2009, davanti al congresso del Ppe, disse pubblicamente e senza mezze misure che in Italia «la sovranità è ormai dei giudici». Senza considerare che per ben due volte il ministro degli Esteri Franco Frattini ha scritto e poi rimesso nel cassetto una lunga lettera di denuncia sullo stato della giustizia in Italia indirizzata alle cancellerie di tutta Europa. Insomma, non è la prima e non sarà certo l’ultima volta.
Così, nei quasi due minuti di faccia a faccia a margine del G8 di Deauville, il Cavaliere ci tiene a spiegare al presidente degli Stati Uniti qual è lo stato dell’arte in Italia. E non lo fa solo parlando di giustizia, ma anche rassicurando Obama sulla tenuta della maggioranza. Un modo per mettere le mani avanti, per fare arrivare alla Casa Bianca un messaggio chiaro: lunedì i ballottaggi potrannno anche non finire bene, ma il governo continua a essere stabile e quindi un valido interlocutore. D’altra parte, anche gli ultimi sondaggi riservati della Euromedia Research di Alessandra Ghisleri pare che siano impietosi: Letizia Moratti indietro di 8 punti a Milano, Gianni Lettieri sotto di sei a Napoli. Pochi margini, dunque.
Prima che inizi la sessione pomeridiana del G8, quella dedicata al nucleare, Berlusconi intercetta dunque Obama. E racconta le sue ragioni immortalato dalle telecamere del circuito chiuso del G8. Prima una battuta con il fotografo ufficiale di Palazzo Chigi, poi la stretta di mano con il presidente americano e qualche battuta finché non interviene la traduttrice. Quel che dice il Cavaliere lo si coglie riascoltando l’audio delle immagini tv. «Ho una nuova maggioranza e abbiamo presentato la riforma della giustizia. Per noi - dice il premier - è fondamentale perché in questo momento abbiamo quasi una dittatura dei giudici di sinistra». Non resta sui nastri, ma Berlusconi avrebbe anche ricordato le «31 inchieste» a suo carico, una vera e propria «persecuzione». Un messaggio in vista dei prossimi mesi, visto che il premier è più che convinto che - soprattutto in caso di esito negativo dei ballottaggi - si ricomincerà con quello che lui stesso definisce «l’assalto delle procure».
Prossimi passi, dunque, la sentenza d’appello sul Lodo Mondadori (con una richiesta di risarcimento a favore di Carlo De Benedetti di 750 milioni di euro) ma soprattutto l’inchiesta sulla P4 che - è questa la convinzione a Palazzo Grazioli e a via dell’Umiltà - il pm Henry John Woodcock avrebbe «rallentato» per evitare di impattare con la crisi libica e con il voto amministrativo.
Per questo, dunque, il premier batte sulla questione giustizia con Obama. Che oggi a Varsavia incontrerà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del vertice dei 21 capi di Stato dell’Europa centrale. Perché, è convinto il Cavaliere, sarà questo il nuovo fronte interno dopo le amministrative.
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