Sgozza figlio e marito: aveva già tentato il suicidio

Il fratello dell’omicida: «A febbraio era tornata nel suo Paese per potersi curare Sembrava guarita totalmente»

Sgozza figlio e marito: aveva già tentato il suicidio

Lui cordiale, sorridente, disponibile, anche con quel suo italiano stentato nonostante risiedesse in Italia da molti anni. Lei invece più chiusa, riservata. Così se li ricordano alla parrocchia di San Giovanni a Melegnano, che i due, cattolicissimi, frequentavano insieme ai figli. Lascia tutti senza parole la notizia che Teresita Lleva, 33 anni, ha ucciso il marito Wilson, 41, il figlio Brian, 11, a coltellate, ridotto in fin di vita Bahby, di 8, per poi tentare il suicidio, ferendosi al collo e ai polsi e aprendo il gas.
Certo, tutti sapevano della sua depressione, un anno fa aveva anche tentato di uccidersi, ma che il male sarebbe arrivato al punto di mangiarle il cervello e spingerla verso la strage no, nessuno aveva potuto prevederlo. Ieri mattina invece la scoperta dei quattro corpi coperti di sangue, nel bilocale all’interno della Selection Top, di via Santi L’azienda infatti gli aveva offerto, insieme al posto di custode tuttofare anche un alloggio e Wilson si era fatto subito ben volere da tutti. «Lo ricordo sempre intento a fare qualcosa, lavare auto, pulire vetri, tagliare l’erba - racconta Maria Luisa Fazioni, dipendente della dirimpettaia ditta Lemm -, aveva una grande passione per la bicicletta, ne aveva una bellissima da corsa. Ma la famiglia e il lavoro lo tenevano troppo impegnato e aveva deciso di venderla. Me l’aveva detto un paio di settimane fa, insieme alla spiegazione: sua moglie malata non riusciva più neppure ad accompagnare i ragazzi a scuola e doveva pensarci lui».
Neppure questo gli aveva spento il sorriso sulle labbra, ma alla fine ha vinto la malattia della moglie. Ieri mattina, ma l’orario esatto deve ancora essere stabilito, Teresita si è scagliata sui familiari come una furia. Ha aggredito con un coltellaccio il marito, l’uomo ha tentato di fermarla, lo testimoniano le ferite da difesa alle braccia e alle mani, poi il colpo alla gola. Quindi è toccato a Brian, anche lui ferito al collo, come la figlia Babhy. La piccola però si salverà. E sembra sia proprio lei che apre la porta verso le 9, quando i dipendenti della Selection vanno a bussare alla porta non vedendo ancora il custode. E per fortuna gli squilli di campanello non hanno fatto esplodere la casa satura di gas, che la donna aveva aperto per essere sicura di portare a termine il suo folle progetto.
La scena che si presenta ai soccorritori è terribile: Wilson e Brian sono stesi sui lettini in soggiorno, dove di solito dormivano i bambini: sembra si tenessero per mano. La bimba sanguina copiosamente dalla gola e dal torace. Teresita è riversa sulla porta della cucina, con tagli ai polsi e alla gola. Padre e figlio sono ormai morti, mentre Babhy viene portata con un elicottero a Niguarda e operata a petto e trachea. È grave ma il bollettino medico delle 18 parla di «parametri vitali stabili». La prognosi è riservata ma dovrebbe salvarsi. La donna è invece ricoverata all’Humanitas di Rozzano, le sue ferite non sono profonde.


In serata si è tenuta una messa di suffragio nella chiesa di San Lorenzo a Milano, frequentata dai Lleva, durante la quale Regalado Aguilla, fratello di Teresita, ha ricordato il calvario della sorella. Un anno fa la depressione e il tentato suicidio. Poi la cura in ospedale e un viaggio nelle Filippine sembravano aver fatto il miracolo. Due mesi fa invece la ricaduta e ieri, infine, la tragedia.

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