Piccolo, ma istruttivo, diario di viaggio. A Shanghai la città è collegata all'aeroporto di Pudong da un treno veloce che trasporta i viaggiatori in una decina di minuti, contro l'ora e più dei pullman. Sebbene abbia nove anni è ancora il treno in esercizio più veloce del mondo: 431 all'ora la velocità commerciale, 501 la massima raggiunta. Tecnologia tedesca. Sulle carrozze popolate da turisti, le macchine digitali sono tutte pronte a catturare sul dispaly luminoso i numeri del tachimetro; alcuni filmano l'accelerazione e le cifre che si srotolano senza sosta. Quando si tocca il massimo, già comincia la decelerazione. 400 all'ora è la velocità di un aereo quando stacca dalla pista; il treno sembra volare, stabile, silenzioso, perfetto. I cinesi mettono (da anni) al servizio dell'immagine della città e del proprio Paese il meglio. Perchè qui non si tratta solo di far più svelti: è in gioco la reputazione stessa del Paese, e anche un semplice treno dà la percezione di una nazione che punta al progresso e che lo esibisce con efficienza. Oltre al treno, anche le stazioni sono perfette: pulite, luminose, ottime segnalazioni, personale gentile, tutto funzionale. Costo del biglietto: l'equivalente di 5 ,5 euro.
Da Shanghai dopo una dozzina di ore si arriva a Roma Fiumicino. La navetta per Termini è in capo a una serie di corridoioni soprelevati che, all'ora dell'ultimo treno (23.36) sono vuoti e misteriosi, con i tappeti mobili fermi. La stazione ferroviaria è semibuia, senza (visibili) presidi di sicurezza. Gli sportelli sono chiusi, il biglietto lo si fa alle emettitrici automatiche: 14 euro per una trentina di chilometri, una cifra ben superiore a quel che le Ferrovie dichiarano di incassare dal trasporto locale.
Poi arriva il treno. E che treno! Un locale di cinquant'anni fa. Pieno di graffiti all'esterno, con una porta ogni due che non si apre, senza aria condizionata, con i finestrini tutti giù ma che in parte non si sollevano, bloccati. Dentro, non c'è vera sporcizia, abbandonata e non rimossa: ma c'è l'opacità di stracci sudici passati mille volte, fino a formare una patina d'antiquariato. I sedili sono stati rifatti da qualche solerte sartoria ferroviaria: ma il nuovo tessuto sembra provenire dal magazzino sbagliato, perchè il colore non c'entra nulla con tutto il resto. La luce ogni tanto si spegne, poi riappare, brevi black out che ricordano gli apagòn cubani.
Le Ferrovie ammettono che il servizio è migliorabile e contano, entro l'anno, di ottenere dei convogli più moderni. Ma precisano che talvolta sulla tratta vengono usati convogli di fortuna, e questo è accaduto la sera in questione. Un caso limite, insomma.
Ma c'è un personaggio che si rigira nella tomba: è Leonardo da Vinci, l'italiano genio dei geni, al quale il trenino ha rubacchiato il nome per darsi un tono: si chiama Leonardo Express. Che contrasto, che insulto! Ma Mauro Moretti, l'ad delle Ferrovie che va tanto orgoglioso del "suo" Frecciarossa, ci ha mai messo piede? Si rende conto che su quelle carrozze malandate salgono turisti e uomini d'affari di tutto il mondo, visto che Fiumicino è rimasto l'unico grande aeroporto intercontinentale italiano, a forte vocazione turistica? E se anzichè Leonardo express lo si chiamasse Moretti Epress, ci sarebbe qualche speranza in più di attenzione e di cura?
PS.
Non ci vengano a dire che la responsabilità non è delle Ferrovie ma della Regione Lazio. Di chiunque sia (Alemanno Express?) è il sistema intero che deve essere consapevole di quanto un servizio così scadente costi alla nostra complessiva reputazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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