Sharm el Sheik è la nuova isola di Amity. Come nel film di Spielberg, la scena si ripete. E le famigerate spiagge sul Mar Rosso diventano teatro di orrore e mistero. «Nell’arco di 350 anni non si erano registrati che 9 attacchi di questo tipo», ha detto Hesham Zazou, primo assistente del ministro del Turismo egiziano. Sarà una maledizione o una sfortunata coincidenza, ma intanto, nel giro di una settimana, gli squali hanno preso di mira i bagnanti del paradiso turistico. Con due attacchi ai danni di tre turisti russi e uno ucraino. Mercoledì scorso, le prime vittime stavano partecipando a un corso di sub quando uno squalo di circa due metri e mezzo improvvisamente ha attaccato. L’istruttore è riuscito ad allontanare l’animale, indirizzandogli contro le bolle d’aria del suo respiratore, ma non è bastato, e lo squalo ha squartato le gambe di una dei due allievi, che ora versano in gravi condizioni. Poi, il giorno dopo, l'altro attacco. Questa volta due turisti stavano nuotando in superficie e lo squalo ha amputato loro le braccia. Dopo questi episodi, le autorità egiziane avevano fatto scattare l’allarme, blindato le spiagge e si erano messi alla ricerca degli animali assassini. E, in poco tempo, avevano catturato i due colpevoli. O almeno così credevano. Perché è qui che sorge il giallo. Da un lato le autorità locali convinte di aver debellato il cancro dalla spiagge di Sharm, dall’altro lo scetticismo e la denuncia di una Ong ambientalista, la Hurgheda Environmental Protection and Conservation Association ( Hepca), secondo cui «almeno lo squalo pinna bianca catturato non è quello responsabile dell’attacco». Una denuncia inascoltata, dal momento che sabato, dopo 48 ore di chiusura, le autorità egiziane hanno riaperto le spiagge al grande pubblico. La decisione era stata presa dopo che un team di subacquei aveva monitorato il mare antistante Sharm in sette diverse aree, assicurando che tutto era tornato sicuro. Ma di sicuro c’è stata solo la nuova apparizione dello squalo. Che ieri ha colpito in pieno, uccidendo una turista tedesca di 70 anni che stava facendo il bagno davanti al suo albergo, nel golfo di Neema, e che è deceduta all’istante dopo che lo squalo le ha divorato la coscia e l’avambraccio. Subito dopo il tragico evento, è scattato di nuovo l’allarme: le autorità locali hanno richiamato a riva tutti i turisti e nelle spiagge di Sharm è tornato il terrore. Il ministro del Turismo egiziano, Zoheir Garan, ha deciso «la sospensione di tutte le attività» finché «non venga garantita l’eliminazione totale del pericolo». Adesso, oltre alla paura, si cerca di capire se ci sono altri esemplari in giro e soprattutto il motivo per il quale gli squali stanno attaccando l’uomo. Le cause, secondo fonti ufficiali, sarebbero da ricercare nella pesca selvaggia, che avrebbe impoverito il mare costringendo i predatori a cambiare abitudini, spingendosi a riva. Intanto, dai referti autoptici si è notato che nello stomaco di uno degli squali non sono state trovate tracce di parti umane. Forse gli squali sarebbero disorientati e avrebbero confuso gli uomini per le loro prede naturali, accorgendosi solo dopo dell’errore. Come dire: oltre il danno la beffa. Errore o meno, adesso a Sharm regna il caos. Le spiagge saranno blindate per 72 ore e non si sa quando riapriranno. Turisti, titolari di hotel e di ristoranti temono un crollo di prenotazioni per le vacanze invernali così come i tour operator italiani paventano il rischio di numerose disdette da parte di quei circa 4mila connazionali che ogni anno si recano a Sharm. Nel frattempo, si continua a cercare lo squalo killer.
Si pensa che sia un «longimanus », una specie più aggressiva dei due esemplari catturati dalle autorità egiziane. Vivrebbe in mare aperto e pare che ad attrarlo vicino allariva siano state delle carcasse di montoni scaricate in mare dopo la Festa islamica del Sacrificio, tra il 15 e il 20 novembre. Forse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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