da Roma
Dice: «Io a mio figlio Cristian non voglio mostrare questo calcio: spero che una volta cresciuto possa vedere solo cose divertenti». Dice: «Ritrovare le famiglie e i bambini allo stadio sarebbe la cosa più bella». Francesco Totti parla sincero ma poco dopo saranno spintoni, urla, schiamazzi e scene di ordinaria e infantile follia. Il capitano della Roma, con il tecnico Luciano Spalletti, con il cittì della nazionale Roberto Donadoni è uno degli ospiti intervenuti alla presentazione del progetto «Più sport a scuola e vince la vita»; incontro, dato il momento, zeppo di buoni propositi, voluto dal ministro dellIstruzione Giuseppe Fioroni e dalla collega alle Politiche giovanili e allo sport, Giovanna Melandri. Peccato che alla fine sarà un parapiglia generale con il pubblico - molti insegnanti e alunni - a caccia del campione e del suo autografo.
«Come fanno a parlare di un calcio diverso - sussurra esterrefatta una funzionaria del ministero - se poi anche in occasioni come queste si perde la ragione?». Come darle torto: tuttattorno è un fiorire di persone fino a un attimo prima composte ed educate e ora pronte a quasi tutto pur di abbracciare e stringere il pupone Totti e il ct Donadoni. E pensare che Spalletti dirà: «Il calcio è uno sport che può dare molto alla vita e bisogna dare soprattutto delle indicazioni corrette ai giovani...».
Diamine, bellesempio davvero. Si doveva parlare, e di fatto si è parlato, di comportamenti decorosi e di fairplay, e invece lha fatta da padrone listeria collettiva.
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