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«Si può amare Materazzi» La Francia vuole fare pace

E Platini chiede scusa a Totti: «Fra artisti non si può litigare»

Di questo passo i lettori di France Football non si scandalizzeranno se, sfogliandolo, un giorno lo troveranno scritto nella lingua che fu di Dante e Manzoni. E sbufferanno noncuranti se la storica testata dell’autorevole magazine calcistico transalpino verrà cambiata in un più appropriato Calcio d’Italia. Già, perché la rivista che con grandeur viene definita «la Bibbia del calcio», ultimamente sta difendendo a spada tratta il nostro pallone ripieno di pizza e Coppe del Mondo.
Non bastava l’alto tradimento con cui i suoi giornalisti avevano regalato il Pallone d’Oro a Cannavaro, snobbando Henry. Mancava l’ultimo affronto, la mano tesa all’italiano più odiato di sempre, perfino più di quel Bartali che trionfava al Tour. Mancava la pace con Materazzi.
L’ascia di guerra è stata sotterrata e il bisettimanale propone a tutti i francesi - che, se potessero, investirebbero ancora Marco con le loro Renault, Peugeot o Citroën - di dimenticare la provocazione che portò Zidane a reagire con l’ormai mitica testata. L’articolo di France Football, corredato di foto del gol in rovesciata firmato da Materazzi contro il Messina, non è però stato del tutto candido: tra le righe, una certa ironia supponente ancora serpeggia. Secondo il periodico, sarebbero cinque i motivi per cui «si può amare il grande Marco»: il mondiale eccezionale, la sua buona tecnica, il dono della franchezza, il fatto che sia un uomo di cuore e il suo amore per la Francia. Motivazioni che, se non del tutto sarcastiche, almeno un po’ riecheggiano del gracidare di quel rospo che ancora ai francesi non è andato giù.
Al di là degli - inevitabili - sorrisi tirati (tra i gesti tecnici di cui è capace il numero ventitré dell’Inter e della Nazionale è citato anche il clamoroso autogol da 40 metri di cui si macchiò la scorsa primavera contro l’Empoli), l’iniziativa segna comunque un tentativo di distensione tra la stampa sportiva francese e l’uomo che segnò il gol del pareggio in finale. Di tutt’altro tono, infatti, erano stati i commenti piccati subito dopo i fattacci di Berlino: se la madre di Zidane aspirava - novella Salomé da banlieu - a trovare sul suo piatto parti di Materazzi meno nobili della sua testa, il difensore William Gallas, forse non calcolando bene l’effettiva differenza di prestanza con Matrix, si diceva pronto «a spaccargli la faccia».
Oggi, con il Pallone d’Oro sul caminetto di casa Cannavaro e con la Coppa del Mondo tatuata sulla pelle di Materazzi, lo champagne avvelenato lascia il tempo che trova. Se n’è accorto anche Michel Platini, che in pieno clima di «revisionismo calcistico», ha scritto a Totti una lettera, apparsa su Number Ten, il nuovo mensile del quotidiano Il Romanista: «Caro Francesco, tu sei un artista del calcio come lo ero io - ha scritto Le Roi -, come possiamo litigare? Sei un talento e posso solo parlare bene di te, non vedo l’ora di abbracciarti».
E se per fare pace bisogna sorridere alle piccole prese in giro e incassare le scuse di un tre volte Pallone d’Oro, di sicuro Materazzi e Totti saranno ben lieti di farlo.

D’altronde i Campioni del Mondo sono loro. Avrebbero forse motivi per non sorridere?

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