da Milano
Allindomani del via libera dellUnione Europea al piano industriale di Alitalia (più 0,49% in Borsa), si ricompatta il fronte dei concorrenti, che si dice pronto a ricorrere contro la decisione che ha negato lesistenza di aiuti di Stato. Nella lista ci sono Lufthansa, Sas, Austrian Airlines, British Airways e Iberia, ma anche il tour operator Tui e compagnie aeree low cost, a cominciare da Ryanair. Si tratta, in buona sostanza, di quella lobby che dichiarò guerra allapertura dello scalo di Malpensa, provocando un danno incalcolabile alla stessa Malpensa e facendo sprofondare in una drammatica crisi lAlitalia.
Quanto ai tempi di un ricorso, il termine scade dopo 60 giorni dalla pubblicazione della decisione sulla Gazzetta ufficiale, prevista per i primi di luglio. Da Londra il portavoce della British ha commentato: «Questa decisione rappresenta un cambiamento di rotta rispetto alle precedenti posizioni tenute sugli aiuti di Stato». Per Ryanair, alla quale Giancarlo Cimoli ha più volte fatto riferimenti critici nella sua conferenza stampa di martedì, si tratta di «una farsa che scoraggia la concorrenza e incoraggia le tariffe aeree più alte». Nel 1997, ricorda ancora Ryanair, la Commissione europea ha infranto le proprie norme concedendo ad Alitalia 1,5 miliardi di euro di aiuto di Stato: doveva essere l'ultima volta. Nel 2002 un aumento di capitale da 1,4 miliardi non era stato giudicato aiuto di Stato: e «fu una beffa» secondo Ryanair, che definisce lAlitalia «la più inefficiente compagnia aerea d'Europa».
In tema di trasporto aereo va registrato il «grande disappunto» della Iata riguardo alla riunione dell'Ecofin a Lussemburgo durante la quale non è stata abbandonata la proposta di tassare il trasporto aereo per dare sostegno finanziario allo sviluppo del terzo mondo. «Lo sviluppo economico - ha commentato Giovanni Bisignani, direttore generale della Iata - ha bisogno di un impegno concreto, non di politica. E il trasporto aereo ha bisogno di buonsenso, non di ulteriori tasse».
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