Si tratta di un privato, leader nel campo dei mosaici. Ha offerto a Palazzo Marino di finanziare o eseguire personalmente i restauri. Sgarbi: «Sono soddisfatto» Degrado in Galleria, un mecenate paga i lavori

Il comune chiama, lo sponsor risponde. La Galleria cade a pezzi e si presenta qualcuno desideroso di metterla «a nuovo». A meno di un mese dalla pubblicazione dell’inchiesta pubblicata dal Giornale sullo stato di abbandono e degrado in cui versa il «salotto buono» di Milano, infatti, un privato, amante del bello e cultore della storia, ha bussato alle porta dell’assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi, questa volta non per batter cassa, ma, al contrario, per offrire tutta la sua generosa collaborazione. Ma chi è il misterioso mecenate? Una ditta leader nel campo dei mosaici, che per il momento preferisce rimanere nell’ombra.
La proposta: finanziare il restauro della Galleria Vittorio Emanuele, qualora «qualcuno fosse già sceso in campo», oppure eseguire direttamente i lavori, il tutto a costo zero per le tasche (vuote) di Palazzo Marino.
Il Comune ha già pronto un progetto per la sistemazione della pavimentazione di quello che nacque come corso per le carrozze, progetto elaborato dall’ingegner Boccardo che dovrebbe essere approvato entro la fine dell’anno. Si tratterebbe poi, previo ok della Sovrintendenza, di passare ai fatti.
Secondo lo studio elaborato dagli uffici tecnici, che prevede un intervento localizzato in diversi settori del pavimento, il restyling dovrebbe costare un milione di euro. Una bella somma, certo, che si ridimensiona, però, se si pensa che l’ultimo restauro risale a 60 anni fa. Non solo, al tempo si aggiungono le centinaia di turisti che ogni giorno si esibiscono in ridicole piroette sulle «balle» del toro. Un’usanza che ha fatto consumare gli «attributi porta fortuna» sostituiti solo due anni fa, come ricordano dagli uffici tecnici.
Il Deus ex machina, per fortuna, è arrivato ieri per offrire la propria esperienza, oltre che i propri denari, per realizzare il lavoro nel minor tempo possibile. Sotto la cupola di cristallo, infatti, si trovano oltre 40 negozi, tra boutique, ristoranti, bar, senza contare il flusso di milanesi e turisti. Come procedere dunque? Si tratterebbe di restaurare un pezzetto alla volta: una volta eseguito il rilievo fotografico del pavimento e aver studiato, con la Sovrintendenza, come intervenire, si tratterebbe di ricostruire «fuori corso d’opera» le lastre di marmo mancanti o rotte per sostituirle di notte e arrecare così il minor disagio possibile. Il timore espresso dagli assessori, tra cui il titolare alla Cultura Vittorio Sgarbi, il più scettico sulla necessità di un intervento, era che il restauro provocasse più disagi che vantaggi, ma si è visto che non sarà così.

«Bene, bene - commenta soddisfatto il critico d’arte che ieri ha ricevuto un rappresentante dell’intraprendente azienda - sono soddisfatto. Riusciremo così a sistemare la Galleria a costo zero per il Comune». Soddisfatto anche il sovrintendente Alberto Artioli, uno dei primi a sollevare la questione.

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