Si vota, pm in corsa contro il tempo per mandare Berlusconi a processo

A venti giorni dalle urne la Procura di Milano accelera: la richiesta di rinvio a giudizio per il premier nella vicenda Madiatrade potrebbe scattare già oggi

Milano Frode fiscale e appropriazione indebita. Sono queste le accuse con cui la Procura di Milano intende chiedere il rinvio a giudizio per la vicenda Mediatrade di Silvio Berlusconi e di Piersilvio, il suo secondogenito. Il pubblico ministero Fabio De Pasquale, titolare del fascicolo, ha ultimato ieri i passaggi burocratici necessari a trasformare per l’ennesima volta l’indagato Berlusconi nell’imputato Berlusconi. La richiesta verrà inviata al giudice preliminare già oggi, probabilmente. Ma - anche se dovessero verificarsi brevi slittamenti - comunque la richiesta partirà nei prossimi giorni e in ogni caso prima delle elezioni regionali. Alle obiezioni di chi riteneva preferibile - a scanso di ulteriori polemiche - rinviare a dopo il voto il nuovo impeachment del capo del governo, in Procura è stato replicato che l’esigenza di evitare la prescrizione delle accuse non consente l’allungamento dei tempi.
Nuova richiesta di rinvio a giudizio, dunque, nel pieno della bagarre elettorale, delle liste, dei ricorsi, e nelle stesse ore in cui in Parlamento va in approvazione il provvedimento sul «legittimo impedimento», destinato a fissare le regole per i processi a carico dei politici. Che l’iniziativa fosse nell’aria lo si sapeva già dal 24 gennaio, quando la Procura milanese aveva notificato ai difensori di Berlusconi e degli altri indagati l’avviso di chiusura delle indagini, dando ai legali - come prevede la legge - venti giorni di tempo per fornire elementi utili a evitare il rinvio a giudizio. Gli avvocati del Cavaliere avevano chiesto che, di fronte alla massa di milioni di pagine depositate dalla Procura, il termine venisse allungato, ma senza ottenere grandi risultati. E ora si va senza tentennamenti alla richiesta di rinvio a giudizio.
La vicenda per cui il pubblico ministero chiede di processare Berlusconi è sostanzialmente un clone di quella che vede il presidente del Consiglio già sotto processo davanti alla terza sezione penale del tribunale milanese, il cosiddetto caso dei «diritti tv»: un complesso giro di fatturazione e intermediazioni grazie al quale Berlusconi è accusato di avere accumulato ingenti fondi neri sottraendoli alla contabilità ufficiale di Mediaset. È nell’ambito di questo processo che la settimana scorsa il tribunale, presieduto dal giudice Edoardo d’Avossa, ha bocciato la richiesta di rinvio di un’udienza ritenendo che la riunione nella stessa mattina del Consiglio dei ministri non costituisse un «legittimo impedimento», essendo stata fissata successivamente alla decisione, d’intesa con gli imputati, del calendario delle udienze.
E di diritti televisivi si parla anche nell’avviso notificato il 24 gennaio e che - verosimilmente - verrà riversato pari pari nella nuova richiesta di rinvio a giudizio. Rispetto alle altre indagini del passato, la vera novità è l’ingresso nel novero degli imputati di Piersilvio Berlusconi, accusato insieme a Fedele Confalonieri - rispettivamente quali vicepresidente e presidente di Mediaset - di avere fatto sparire dai bilanci del gruppo, tra il 2005 e il 2008, utili per circa 8 milioni di euro.
Silvio Berlusconi risponde delle stesse accuse quale «azionista di riferimento, azionista di maggioranza e titolare dei poteri di fatto» sulla gestione del gruppo. Inoltre la Procura chiederà di processarlo per appropriazione indebita in concorso con Frank Agrama, un ex regista divenuto mediatore di diritti televisivi, che viene indicato come «socio occulto» di Berlusconi.

«Contestazioni incredibili - le aveva definite in gennaio il legale del Cavaliere, Nicolò Ghedini - che oltretutto si riferiscono a un periodo in cui il dottor Berlusconi non aveva la benché minima possibilità di incidere sull’azienda».

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