Dici blog e pensi a Matt Mullenweg.
Poi lo incontri un giorno a
Milano, al Wordcamp organizzato
da Paolo Valenti, e pensi a un equivoco.
Colui che ha creato Wordpress,
famosa piattaforma per scrivere
i blog, e che è stato definito il
sedicesimo imprenditore più potente
del web, è un ragazzo di 24 anni,
simile a tanti suoi coetanei americani:
il volto da bravo ragazzo, i modi
semplici, la camicia fuori dai
pantaloni. Non se la tira e ha le
idee chiare, come dimostra in questa
intervista al Giornale.
Cosa c’è nel futuro di internet?
«La democratizzazione del web
che permetterà la caduta di tutte le
barriere di accesso e di fruizione
dei programmi. Il modello è l’Open
Source ovvero tutto libero».
Come ha fatto lei, rendendo facilmente
utilizzabili i blog?
«Sì e il blog non ha finito di svilupparsi.
Fino ad ora era incentrato su
testi e immagini, ma sta diventando
autenticamente multimediale.
E questo avrà implicazioni anche
per i giornalisti».
In che senso?
«Una diversificazione dell’offerta e
dei percorsi di lettura, che si svilupperanno
per argomento anziché
per testata. Già oggi i giovani selezionano
le notizie attraverso
i motori di
ricerca personalizzati.
Al New York Times
arrivano se ricevono
la segnalazione
di un articolo
interessante, ma
non hanno più l’abitudine
di consultare
quotidianamente
il sito nytimes.
com. Siamo passati
attraverso tre fasi
del blog: mezzo per scrivere, poi
per interagire e ora, sempre più,
per filtrare e personalizzare la mole
immensa di notizie sulla rete».
Lei dice: tutto gratis. Ma come la
mettiamo con i giganti come Microsoft?
«È ovvio che siano contrari, perché
guadagnano vendendo Windows e
Office, ma non potranno fermare
una tendenza che sta diventando
planetaria. Le dirò di più: essere
piccoli oggi conviene».
Vuol dire che non
vuole trasformare
la sua azienda in
un colosso?
«No, perché guadagno
già abbastanza
e non saprei cosa
farmene di ricchezze
immense, ma soprattutto
perché le
aziende di grandi dimensioni
non possono
permettersi di essere
davvero creative.
Hanno troppi vincoli: di borsa,
di mercato, di investimenti. Perdono
la loro libertà».
E invece il talento deve fluire...
«Certo, noi siamo 18 in azienda, lavoriamo
da casa comunicando via
web e ci riuniamo solo due volte
all’anno. Se vuoi competere con giganti
come Microsoft non devi comportarti
come loro ma devi battere
strade diverse, devi essere indipendente
e dunque con pochi debiti,
altrimenti alla prima difficoltà finisci
in ostaggio».
Qual è la sua filosofia di lavoro?
«Avere una squadra che lavora
con piacere e dunque senza fatica,
pensare agli altri mettendo a disposizione
gratuitamente le nostre conoscenze
e facendo affidamento
sulla solidarietà. Sono stati degli
appassionati di Weblog a tradurlo
gratuitamente in decine di lingue.
Oggi due terzi del nostro traffico è
generato fuori dagli Usa».
Ma allora come guadagna?
«Creando società che offrono servizi collaterali professionali, ad esempio di hosting di siti o servizi antispam e sviluppando sempre nuovi progetti. Noi non ci fermiamo mai».
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