Roma - In un anno il reddito netto disponibile di chi è intorno ai 20 mila euro è sceso del 5,32% se non ha figli, del 5,45% se è sposato e ne ha uno a carico, del 5,88% se ne ha due. Il dato emerge in uno studio commissionato da Il Giornale a un gruppo di economisti.
I risultati sono stati ottenuti incrociando le tabelle della finanziaria 2007 per i calcoli fiscali (manca, però, l’impatto prodotto dalle addizionali locali), gli aumenti dei prezzi rilevati dall’Adusbef (rielaborati in funzione dei diversi panieri dei prezzi a seconda del reddito, e divisi fra prezzi di beni «essenziali», «necessari» e «voluttuari»), il livello di indebitamento delle famiglie della Banca d’Italia. Ad analoghe conclusioni - cifra più cifra meno - arrivano analisi compiute dai principali centri studi pubblici e privati (sindacati e organizzazioni imprenditoriali compresi).
Negli ultimi dodici mesi un contribuente con un reddito lordo di 20 mila euro ha assistito a una riduzione del reddito disponibile di 786 euro all’anno se single; di 875 euro se con moglie e figli a carico; di 983 euro se con due figli. Da notare che questi valori riguardano calcoli da cui sono escluse le spese voluttuarie. E nonostante l’esclusione delle variazione di prezzi di ristoranti, alberghi e tempo libero, il reddito netto disponibile finiva al 20° giorno del mese nel 2006; mentre nel 2007 finisce al 19° giorno.
Non a caso, i dati della Banca d’Italia mostrano come sia in crescita continua il livello di indebitamento delle famiglie. Dato prodotto sia dall’aumento dei tassi sui mutui, ma anche da come le famiglie con basso reddito erodono i risparmi per arrivare a fine mese. Negli ultimi dodici mesi il fenomeno ha registrato un’accelerazione.
L’impoverimento è arrivato nonostante una legge finanziaria che ha aumentato il reddito disponibile (sempre per questa fascia di contribuenti) per 47 euro l’anno (single); per 124 euro (con moglie e un figlio a carico); per 133 euro (con due figli a carico).
Diversa, ma ugualmente negativa, la situazione del reddito netto disponibile se si prendono in esame altre fasce di reddito. Per esempio, un single con 40mila euro l’anno ha visto, in dodici mesi, ridursi il proprio potere d’acquisto del 3,22%. Se, con lo stesso reddito, si hanno moglie e un figlio a carico la riduzione è del 3,40%. Se il contribuente ha moglie e due figli a carico, sale al 3,72%. E sempre senza considerare le spese voluttuarie, come una pizza, un cinema, un teatro. In caso contrario (cioè, con spese voluttuarie) la riduzione del reddito netto disponibile è - per per tre categorie familiari - del 3,36, del 3,71, del 4,12%.
Questo contribuente, in compenso, riesce ad arrivare a fine mese. Anzi, riesce anche ad accantonare qualcosa. Ad eccezione di chi ha moglie e due figli a carico. Nel 2006 il reddito mensile arrivava al 29° giorno. Ora arriva al 27°: giorno tradizionale di paga. In qualunque caso, il potere d’acquisto di questa categoria è sceso in un anno fra i 70 e gli 88 euro al mese, anche a causa della riforma Irpef prevista dalla finanziaria 2007.
Intorno ai 40mila euro, infatti, il nuovo profilo fiscale sulle persone fisiche ha comportato un aumento del carico tributario compreso fra i 14 ed i 446 euro l’anno, a seconda della condizione familiare.
E ora passiamo ai «ricchi», o presunti tali; cioè, quei contribuenti che dichiarano redditi lordi per 60mila euro l’anno. Costoro in un anno hanno pagato più Irpef per 475 euro (il single), 629 se ha moglie e figlio a carico, 741 euro se ha due figli. Considerata la dinamica dei prezzi e delle tariffe negli ultimi dodici mesi, il loro reddito netto (a questi livelli, si possono permettere spese voluttuarie) si è ridotto di 1.345 euro l’anno per il single; di 1.363 euro per chi ha moglie e figli; di 1.468 euro con due figli. Vale a dire, del 3,62%, del 3,58%, del 3,80%, a seconda della composizione familiare.
Da notare che il contribuente con 20mila euro di reddito ha subito, invece, in un anno un taglio del potere d’acquisto superiore al 5%. Se vengono prese in considerazione anche le spese voluttuarie, il taglio arriva a sfiorare il 6%.
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