di Marco Lombardo
La maggior parte di noi non sa giocare a golf, eppure in fondo siamo tutti Tiger Woods. Siamo quello che lui ci ha dimostrato di essere, fantastico, maledetto, bastardo, sublime, sfortunato, rinato. Ecco, rinato, come siamo spesso noi nella nostra vita di alti e bassi in cui il green è la giornata davanti e la buca non riesce quasi mai al primo colpo. A volte non riesce proprio.
Tiger Woods è uno stile di vita e questo non vuol dire che sia anche una vita da seguire. Va bene quando si vince e si trionfa, va male quando si fanno cose di cui bisogna vergognarsi. L'importante è avere una via d'uscita, una sacca e un bastone per ricominciare a colpire la pallina, che in fondo è quello che facciamo tutti i giorni quando ci svegliamo: abbiamo un traguardo, anche se fosse quello di arrivare tranquilli a sera. Tranquilli a casa, che è il nostro personalissimo par da conquistare. E quando poi capita che mettiamo a segno un birdie, quando insomma andiamo sotto la normalità facendo qualcosa di speciale, sai che felicità.
La storia di Tiger Woods è in fondo questa, lui che era il dominatore del golf, lui che era un'icona dello sport. Lui dio caduto nell'inferno più buio dopo che la moglie ha scoperto di non essere l'unica donna della sua vita ma una tra tante. La macchina spaccata dalla furia della consorte che ha usato per rovinargliela uno dei suoi ferri del mestiere è stata il simbolo di quello che succede quando il nostro mondo va alla rovescia. Da lì il ricovero in clinica per curare la sessodipendenza, i primi infortuni, la testa che non girava più all'unisono con la pallina, una prima vittoria che era solo un'illusione. E poi il ginocchio, la schiena, le quattro operazioni, il dover ricominciare da capo colpo su colpo, il trovarsi in una macchina drogato dai farmaci contro il dolore. Non siamo tutti così, è chiaro: fama e ricchezza amplificano l'esistenza. Ma chi non si è mai dovuto riprendere da un rovescio della vita? Tutti.
L'importante è uscirne e soprattutto come. Tiger Woods si è ripresentato questo weekend a giocare la Ryder Cup giusto dopo essere tornato a vincere un torneo a 5 anni di distanza dall'ultimo. È stato il numero 80 della carriera, è stato come quando era il numero 1 assoluto. L'ultima buca l'ha sbagliata come un principiante, eppure era in vantaggio lo stesso.
E a quel punto ha sorriso, elegante, sincero, confuso, guardando il mondo con degli occhi nessuno aveva mai notato prima. Ha visto finalmente la via d'uscita e, per la prima volta in vita davvero, ci ha indicato la strada.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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