Marianna Bartoccelli
nostro inviato a Palermo
Sembra una parola d'ordine quella che i ministri del governo Prodi pronunciano nelle varie parti di Italia dove vanno per sostenere i candidati del centrosinistra e sanno che vincerà la destra: «Noi siamo i ministri di tutti». Lo dice Rutelli a Milano («il governo collaborerà con assoluta lealtà», promette), lo dicono De Castro e Di Pietro («Staremo con chiunque vinca», ripetono) in Sicilia per dare una mano alla candidata dell'Unione, Rita Borsellino, che difficilmente riuscirà a superare il governatore uscente, Totò Cuffaro della Cdl.
«Sarebbe da sciagurati adottare due pesi e due misure. Io sono ministro degli italiani» irrompe Tonino Di Pietro che sceglie il porto di Palermo come prima uscita da ministro per le Infrastrutture. Anzi «la casa dei portuali», terreno fertile per la sinistra o meglio per Leoluca Orlando che accompagna il ministro del suo partito, diventato tale da quando ha lasciato la Margherita. La giornata elettorale di ieri è stata caratterizzata proprio dalla calata dei ministri del nuovo governo (oggi chiude Romano Prodi), che sono arrivati per sostenere la candidata dell'Unione ma anche per rassicurare i loro referenti e tutti i siciliani che, anche se non c'è un ministro targato Trinacria, il Sud per l'agricoltura e le infrastrutture è obiettivo centrale. Con qualunque governo. Del resto, è stato ricordato al ministro dell'Agricoltura, in occasione del primo mandato nel 1994 che il suo referente è stato proprio Cuffaro allora assessore dello stesso comparto nel primo e unico governo diessino della Regione. Gli schieramenti cambiano ma il ministro De Castro ha ribadito la sua amicizia con Cuffaro.
Per alcuni è stato un segnale che in fondo non c'è un grande sostegno dei partiti del centrosinistra per la candidata siciliana che pare comunque otterrà molto dal voto disgiunto. «Come è già successo a me nel 2001», spiega Leoluca Orlando, grande sponsor della Borsellino che ieri dopo mesi di dichiarata ostilità si è incontrato con i suoi della Margherita in occasione della conferenza stampa di De Castro. Per Orlando, ormai sicuro candidato sindaco alle prossime comunali, infatti basterebbero la metà dei voti che lui ottenne in più rispetto ai partiti che lo sostenevano (220mila) perché la Borsellino batta Cuffaro. Da canto suo il governatore uscente si dice certo che la Casa delle libertà otterrà il 60% dei voti e che «la competizione» che si è creata dentro la Cdl servirà ad aumentare i voti. La competizione a cui fa riferimento è «la spaccatura» che si è ormai consumata dentro Forza Italia tra Miccichè, che si candida per diventare presidente dell'Assemblea regionale e Renato Schifani che invece punta sull'ex capogruppo di Forza Italia a Palazzo dei Normanni, Dore Misuraca.
«Per 12 anni Forza Italia non ha avuto spaccature - ha ribadito il fondatore siciliano degli azzurri - questa situazione è una follia ma pazienza». E sulla sua candidatura firmano una lettera di sostegno i deputati eletti da Gaspare Giudice a Formino. Cuffaro è intanto ritornato sul suo processo spiegando che in caso di condanna, si dimetterà soltanto se viene condannato per favoreggiamento alla mafia. Se la condanna si limiterà a favoreggiamento semplice lui resterà a presiedere il governo così come deciderà «il grande giudice popolare che lo eleggerà».
Sul fronte della sinistra la cronaca elettorale registra anche un appello firmato da intellettuali e artisti, da Bisio a Fiorella Mannoia, da Consolo a Camilleri per Rita Borsellino. Mentre a Caltanissetta viene denunciato dalla «Libera associazione consumatori» Oliviero Diliberto, Pdci, per avere «impedito l'elezione alla Camera di un candidato del suo partito Salvatore Morinello».
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