Politica

In Sicilia pale eoliche peggio delle trivelle

Noto rinasce. Mentre leggete queste parole la cattedrale dorata e immacolata ha visto salire la sua maestosa scalinata migliaia di persone per assistere alla messa dell'arcivescovo monsignor Malandrino, alla presenza del cardinale Bagnasco e con la partecipazione del presidente del Consiglio Prodi, del presidente della Regione Cuffaro, di esperti e autorità, e cittadini festanti che crederanno di partecipare a un miracolo, come doveva esserlo nei secoli passati la fondazione di una chiesa. E, tra loro, molti saranno compiaciuti, con un pensiero riconoscente ad Andrea Camilleri, per il pericolo sventato delle trivelle petrolifere in Val di Noto.
Una soddisfazione che sembra dovuta a un miracolo compiuto dalla Madonna o da san Corrado nel giorno della rinascita, di cui tutti sembrano essere contenti. In realtà è accaduto soltanto ciò che non poteva non accadere nel giorno in cui Noto torna al centro dell'attenzione del mondo, dopo anni di lamenti e di sconfitte. Il pericolo, ora, non è stato sventato; si è soltanto allontanato. Ed è, altrettanto grande, altrove. L'esultante scrittore emana proclami per la battaglia vinta con più compiaciuta che falsa modestia: «No, non ho vinto io, una volta tanto è la vittoria della cultura, rispetto a tante altre perdite che la cultura quotidianamente subisce». E attribuisce il risultato a «uno schieramento trasversale per una causa giusta». Peccato che la retorica del denaro americano, del petrolio e dei texani della Panther Oil abbia prevalso sulla riflessione, e i santi in paradiso ci siano solo per la città sulla quale sono puntati i riflettori del mondo grazie alla rinascita della cattedrale.
Un po' più in là, nella bellissima provincia di Ragusa, non ci si preoccupa che entro pochi giorni la stessa Panther inizi a trivellare per la prevista attività di estrazione. Le campagne intorno a Ragusa, con i muretti a secco per delimitare i confini delle proprietà, sono tra le più belle e più integre della Sicilia, e di pregio pari alle aree intorno a Noto. Non so apprezzare l'impatto ambientale delle trivellazioni ma so che esse sono escluse per soli ottomilaseicento ettari rispetto ai 74.600 sui quali è stata autorizzata la ricerca nel sudest dell'isola. La bellezza incontaminata non si concilia con il petrolio. E ancor più a Ragusa. Ma l'ansia per le trivellazioni non ha impedito che altre trivelle, ben più invasive, violassero la Sicilia nel proposito scellerato di dotarla di energia pulita. Lo strumento per questo obiettivo sarebbero i cosiddetti parchi eolici che già infestano aree del meridione d'Italia e della Sicilia. Le pale eoliche rappresentano un vero e proprio stupro, una penetrazione violenta di colline e altipiani attraversati da venti che le pale dovrebbero intercettare. Nessun Camilleri si è alzato per denunciare questa falsa impresa di apparente beneficio ma di sostanziale speculazione che infesta territori bellissimi intorno a Lentini, a esempio, o alle spalle di Mineo, irrimediabilmente deturpata, nel silenzio del suo paesaggio perfetto, da questi frenetici mulini, alti fino a centoventi metri, e conficcati su fragili terreni. In luoghi indifesi senza tutele dell'Unesco. Ma le pale eoliche sono arrivate anche a Sortino, poco lontano dalla numinosa necropoli di Pantalica (sito Unesco), per disturbare, con la loro insolente presenza, il sonno dei morti. Le amministrazioni locali patiscono inermi la ferita dei pali in cambio di «ecorisarcimenti» la cui stessa denominazione rimanda a un danno riconosciuto che si pretende di riparare con l'offerta di qualche migliaia di euro. Elemosina a comunità povere, violenza contro la civiltà e contro la natura. Noto si difende, si è difesa, ha trovato portavoce autorevoli e favoriti dalle condizioni. La bellissima Ragusa, in attesa della doppia aggressione delle trivellazioni e delle pale eoliche, e le parti di Sicilia che sono già state aggredite non hanno né protezioni né circostanze favorevoli e propizie. È per questo che hanno ancora più bisogno di noi e chiedono di non esultare per una vittoria di Pirro. Lo tsunami che minacciava Noto si è spostato a Ragusa. Non vi è «vittoria del buon senso e ritorno alla ragione» se non s'intende che la minaccia non riguardava soltanto Noto e che non ha senso dire che si è vinto a Noto se si perde a Ragusa; anzi, questa rinuncia, forzata dal destino e dalle circostanze, renderà ancora più aggressiva l'azione su Ragusa. Luoghi non meno belli e di miracolosa armonia, coltivati dagli uomini in concorrenza con Dio, chiedono rispetto e pietà. Esorto Camilleri a continuare.

Noi saremo con lui, allineati e trasversali.
Vittorio Sgarbi

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