da Milano
Monte Paschi concentra le proprie energie nelle «complesse procedure» per conquistare Antonveneta. E la Fondazione Mps prova a stringere su Mediobanca bussando alla porta del patto di sindacato. Lente senese, che da metà novembre detiene l1,9% di Piazzetta Cuccia, è «pronto a crescere» ha detto il presidente Gabriello Mancini autocandidandosi a partecipare alla suddivisione della quota messa sul mercato da Unicredit (9,4%) come richiesto dallAntitrust in cambio del via libera allintegrazione con Capitalia. «Vediamo quello che succede. Daltra parte era stata fatta unipotesi di ripartizione nella quale noi non ceravamo perché non eravamo ancora soci. Ora siamo soci e disponibili», ha sottolineato Mancini.
Siena in questo modo potrebbe chiedere un lasciapassare per il consiglio di sorveglianza di Mediobanca presieduto da Cesare Geronzi, ma i giochi tra i grandi soci della merchant bank sembrano decisi. Negli uffici di Piazzetta Cuccia non risulta infatti alcuna «revisione dellipotesi di allargamento del patto già tracciata» che prevede il coinvolgimento di Popolare Vicenza, Benetton, Fininvest, Mediolanum e Sal Oppenheim anche se il direttivo slitterebbe alla settimana a ridosso del Natale. Cogliendo loccasione dellassemblea Mps chiamata ad approvare un piano di incentivi per i dipendenti, Palazzo Sansedoni ha poi confermato lappoggio allaumento di capitale con cui Siena cercherà la metà dei 9 miliardi necessari per rilevare Antonveneta dal Santander. LEnte, che ha oltre tre miliardi di disponibilità «liquidabili», punterà a non diluire la propria presa sullistituto (58,7% considerando le azioni privilegiate). Martedì aveva ribadito il proprio impegno Francesco Gaetano Caltagirone che con una quota prossima al 5% è il primo socio privato di Rocca Salimbeni di cui è vicepresidente. «Spero che anche gli altri soci lo facciano» ha proseguito Mancini.
Il mercato è stato severo sullacquisto di Antonveneta, ma i piccoli azionisti hanno sostenuto la strategia di Giuseppe Mussari: a partire dal commercialista fiorentino Aldo Bombani che ha sfogliato il De Bello Gallico per tracciare un paragone con Giulio Cesare.
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