Sigaro e analisi del voto. Il triste «day after» di Vinai

(...) il candidato». Lo stesso Biasotti che ieri ha manifestato il suo sostegno a Musso dopo mesi passati nell’ombra con molti addetti ai lavori che si chiedevano dove fosse finito l’ex governatore ligure che nel febbraio scorso aveva vinto il congresso cittadino del Pdl: «Ognuno risponde alla propria coscienza», taglia corto Vinai che non vuole commentare un ipotetico azzeramento dei vertici locali del partito.
Resta il fatto che nella città di Genova il centrodestra non è mai riuscito a sfondare raccogliendo continui insuccessi anche nei momenti di maggiore gloria e non riuscendo mai a superare il centrosinistra: «Questione di uomini e classe dirigente - richiama il vicepresidente della Fondazione Carige -. Tutte ottime persone che consumano le suole delle scarpe per battere la città ma non rispondono alla sua richiesta, per questo quando qualcuno mi ha definito “compagno Vinai” non mi sono offeso, perché ho cercati di dimostrare che la politica c’é».
Nessun rimpianto su come è stata condotta la campagna elettorale e nessuna scelta sul suo futuro politico. Solo un confronto, un po’ amaro, con il 2007 quando l’allora Forza Italia impegnò finanziariamente otto volte di più rispetto a quanto messo a disposizione per il 2012. Altri tempi, quando si stava delineando la nascita del Popolo della Libertà e Silvio Berlusconi riuscì a riempire piazza Matteotti con oltre seimila persone.
Nessuna scelta nemmeno sull’eventuale appoggio al secondo turno a favore di Enrico Musso da cui lo dividono la visione della politica e della vita: «Il comitato esecutivo del Pdl e le dirigenze delle altre liste civiche si riuniranno e sceglieranno se esprimersi o meno a favore del sentore - spiega Pierluigi Vinai -. Mi hanno chiesto di partecipare e sarò presente. Certo è che non voterò per Marco Doria: da qui a dire che mi esprimo a favore dell’altro concorrente ce ne passa, comunque nessuno obbliga i cittadini a non esprimere la propria preferenza».
«Quello che mi rammarica di più è che noi avevamo davvero una serie di soluzioni concrete per ogni problema della città ma non siamo riusciti a farle comprendere ai genovesi. Segno che il tempo è stato tiranno», argomenta ancora l’ex candidato sindaco che resta preoccupato delle sorti della città perché «siamo nel momento di maggiore crisi per Genova dall’epoca delle invasioni di Barbarossa e resto curioso di vedere come il prossimo sindaco sarà in grado di gestire la situazione».
Se fare o meno il consigliere comunale nessuna decisione è stata ancora presa, nonostante la promessa di lasciare l’incarico se non fosse arrivato almeno secondo. Quindi la voglia di un impegno maggiore per costruire qualcosa di nuovo in politica visto che «bisogna ricostruire l’area moderata che ha fatto la fortuna di questo Paese». «La strada da seguire ce la insegna ancora Don Luigi Sturzo, non posso pensare che i moderati siano morti - commenta Vinai -.

Sappiamo di essere come fu Forza Italia nel 1997: praticamente morta. Ora spetta a noi compiere una nuova traversata nel deserto. Potrei avere le caratteristiche per guidare la traversata se troverò dei compagni di viaggio».

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