Sigilli alla discarica: un cantiere edile nella riserva naturale

L’area è vincolata e si trova davanti alla tenuta presidenziale

Oltre un anno e mezzo di indagini: messi i sigilli a un’area vincolata a ridosso della tenuta presidenziale. Ruspe in azione a pochi metri dall’entrata sud della riserva di Castelporziano, quintali di rifiuti tossici, sbancamenti in una zona (in teoria) tutelata. Una discarica a cielo aperto interessata almeno dall’inizio del 2006 a lavori edili quella sequestrata dalla Forestale intervenuta in via Scuderi, ultima traversa prima dell’entrata riservata al capo dello Stato, su ordine della Procura. Due ettari destinati ad agro romano e parco inseriti nella Riserva Statale del Litorale e in cui sono stati sequestrati autocarri, escavatori e ruspe. Da non crederci: un cantiere abusivo nonché un terreno destinato allo stoccaggio e allo smaltimento illecito di rifiuti a pochi passi dalla storica villa utilizzata dal Presidente della Repubblica per gli incontri internazionali e i ricevimenti di gala. Una storia paradossale a cominciare dalle prime segnalazioni datate marzo 2006 e il sopralluogo dei vigili avvenuto il mese successivo, finito con una denuncia alla magistratura nel maggio 2006. Insomma, tre mesi solo per accertare le segnalazioni. Dall’incartamento inviato in Procura stilato dai pizzardoni del XIII Gruppo, comunicato al capogruppo dei Verdi alla Provincia, all’ordinanza di sequestro passano altri 18 mesi. La notizia, tuttavia, fa esultare il consigliere provinciale Cavino che, in un comunicato stampa (diffuso appena 2 ore dopo il lancio d’agenzia), si complimenta con le forze dell’ordine «per il lavoro svolto». Della serie, meglio tardi che mai per l’ennesima storia di «mattone selvaggio» consumata all’Infernetto, quartiere residenziale sanato recentemente.

«Ho presentato vari esposti alla Procura - spiega Cavino - e segnalato altri abusi. Questo episodio conferma che la nostra Riserva sta subendo una vera e propria aggressione, non tutelata dall'attuale forma di gestione».

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