RomaUna piccola rivoluzione ma senza vittime né spargimento di sangue. Un passaggio di consegne «soft» che punta però a segnare una discontinuità reale rispetto al passato e ad aprire una nuova stagione nel Popolo della libertà. LUfficio di presidenza del partito di Via dellUmiltà si riunisce dopo ore segnate da consultazioni e confronti anche vibranti e battezza ufficialmente e allunanimità linizio dellera Alfano, il giovane dirigente siciliano da sempre stimato da Silvio Berlusconi («lo considero come un figlio» ha detto più volte di lui) da ieri nominato nuovo segretario nazionale del Pdl. Un incarico introdotto per la prima volta nellorganigramma per un ruolo di vera «guida politica del partito». Un passaggio storico per una formazione che non aveva mai avuto le figure classiche della Prima Repubblica e che ora potrà contare su un riferimento forte, di diretta espressione del premier.
Sarà Angelino Alfano - 41 anni da compiere il prossimo 31 ottobre, laureato in Giurisprudenza alla Cattolica, a 25 anni eletto allAssemblea regionale siciliana nelle file di Forza Italia e poi parlamentare dal 2001 - il segretario, ovvero «lorgano esecutivo del Pdl», come recita il documento finale. Il Consiglio nazionale che sancirà questa scelta e dovrà modificare lo statuto per introdurre la nuova figura si terrà entro la fine di giugno, mentre martedì un nuovo ufficio di presidenza indicherà il percorso verso la nomina. Toccherà a Berlusconi attribuire ad Alfano i poteri dei coordinatori. Sarà poi lattuale Guardasigilli a ripartirle secondo questo schema di massima: a Denis Verdini toccherà lorganizzazione, a Ignazio La Russa gli eventi e la propaganda, a Sandro Bondi le iniziative culturali e la filosofia dei valori del partito. Restano dunque in carica, fino al congresso nazionale, i tre coordinatori. Il che vuol dire che le dimissioni date da Bondi verranno congelate.
A questo punto in tempi molto brevi il Guardasigilli si dimetterà da ministro. Una scelta, quella di lasciare il dicastero di via Arenula, rimasta in forse fino alle prime ore del pomeriggio quando il pressing del premier e la richiesta ufficiale avanzata dellufficio di presidenza lo hanno convinto a lasciare lincarico ministeriale. Pare che nel corso del colloquio, durato circa unora, siano stati anche avanzati i nomi dei possibili successori e si sia parlato anche di una ipotesi Elio Vito, con il possibile approdo di Claudio Scajola ai Rapporti con il Parlamento. «Mi dimetterò» da ministro della Giustizia» dice Alfano «nel momento in cui il consiglio nazionale del Pdl modificherà lo statuto del partito. Ma - puntualizza - le dimissioni non avverranno prima di aver presentato due decreti che ci ha affidato con delega il Parlamento, il Codice antimafia, che tengo a firmare, e la semplificazione dei riti del processo civile».
Quel che è certo è che Alfano incassa un dividendo politico molto forte e, in prospettiva, acquista posizioni anche per leventuale, futura successione. Ma su questo Berlusconi non si sbilancia. «Alfano è giovane, ha ben fatto come ministro ed è benvoluto da tutti. Farà bene e favorirà il rilancio, dando nuovo slancio al Pdl e aiutandoci a recuperare il consenso» spiega il premier. «La premiership 2013? Ora è presto per decidere». E Alfano aggiunge: «Si riparte per vincere le prossime elezioni politiche». Berlusconi, alla fine, si presenta in sala stampa dettando alcune sue considerazioni sulla sconfitta elettorale. «Abbiamo fatto unanalisi senza indulgenze e dimostrato che il Pdl tutto è meno che un partito vicino allimplosione. Tutti sono stati daccordo nel mettere fine alla formula del 70-30» dice Berlusconi. «Abbiamo pagato dazio perché siamo al governo. Abbiamo fatto miracoli per tenere in equilibrio i conti pubblici. Ma un sondaggio di oggi ci dice che siamo quattro punti sopra il Pd. Purtroppo siamo anche finiti nella tenaglia dei media».
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