Silvio rinuncia al corteo E la sinistra ne approfitta per occupare le piazze

RomaIl giorno non offre particolari attrattive, né per il numero, 13, non consigliato per le grandi imprese, né per la ricorrenza, domenica. Eppure è bastato che il Pdl annunciasse per quella data una grande manifestazione a sostegno di Silvio Berlusconi ed ecco che una miriade di partiti, associazioni, e anche giornalisti, si sono precipitati a prenotare un corteo, un sit-in, una protesta, un cacerolazo, per domenica 13 febbraio. Le questure di Milano e Roma sono sommerse di richieste, tutte per quel giorno. Solo che alla fine in piazza ci saranno tutti tranne Berlusconi. In strada scendano gli altri, la maggioranza non si muove.
Ma ormai gli annunci sono partiti. Per coincidenza, scaramanzia, dispetto, nello stesso giorno si proporranno, in città uguali o diverse, Michele Santoro, Antonio Di Pietro, il Pd, il Popolo Viola e in un certo senso anche i finiani di Futuro e Libertà, che sempre nelle medesime ore a Milano, chiuderanno il loro congresso fondativo. Il 13 febbraio, insomma, gli italiani avranno davanti agli occhi una per una tutte le alternative possibili a Berlusconi. Con il rischio però che i manifestanti si oscurino l’un l’altro, si tolgano la scena. E si trasformino tutti in grigi comprimari della domenica.
Il colpo di scena di ieri è stato l’annullamento della manifestazione del Pdl a Milano, il 13 febbraio come detto: «Non faremo una manifestazione - ha chiarito il ministro Ignazio la Russa, coordinatore del Pdl -. Sottoscrivere la fiducia al presidente è più importante di rinchiudersi nei teatri o qualsiasi piazza». Non si tratta in realtà di un vero e proprio annullamento, perché il corteo era stato velatamente annunciato ma senza ufficializzazione. La conferma è arrivata da un altro esponente del Pdl vicinissimo a Berlusconi, il sottosegretario alla presidenza Daniela Santanchè: «Il 13 non ci sarà nessuna manifestazione. Abbiamo deciso che in questo momento non ne facciamo. Più avanti vedremo».
A Milano, a questo punto, il 13 febbraio Santoro e Di Pietro si ritroveranno a combattere di fronte alla trincea simbolica del palazzo di giustizia un nemico che non c’è. È stato il conduttore di Annozero a lanciare il sit-in, invocando «una mobilitazione sulla libertà d’informazione e sulla situazione in generale dei poteri di controllo», con i giornalisti Barbara Spinelli e Marco Travaglio: «Non ci saranno bandiere né simboli, e la manifestazione sarà in difesa dell’indipendenza dei magistrati». Nessun simbolo ma Di Pietro pianta la bandiera sul sit-in. Un corteo davanti al tribunale di Milano è forse il suo sogno segreto e ricorrente: «Il 13 febbraio parteciperò alla silenziosa manifestazione di fronte alla Procura convocata da Beppe Giulietti, Federico Orlando e Articolo 21».
Sarà quindi un problema per i futuristi far sentire la loro voce contro Berlusconi a Milano. Proprio il 13 febbraio arriveranno infatti i discorsi conclusivi, di Fini in particolare, che sanciranno la nascita del Fli partito.
Ancora «Articolo 21», con il Popolo Viola, propone un’altra manifestazione, nell’ellisse del Circo Massimo di Roma. Stesso giorno. La convocazione è partita dai blog con lo slogan «Vado al Massimo». Poi c’è il neofemminismo delle donne che hanno sottoscritto l’appello dell’Unità, giunto a 60mila firme: manifesteranno il 13 febbraio nelle principali città italiane, in riferimento ovviamente all’inchiesta Ruby della procura di Milano.
E poi c’è il Pd.

I volontari del partito di Bersani, il 13 febbraio, sgobberanno in strada per arrivare alle fatidiche 10 milioni di firme contro Berlusconi. Per quel giorno sarà impossibile, ma dovranno estrarre dai gazebo una cifra con molti zeri se non vogliono essere sotterrati da Di Pietro, da Santoro, dai Viola e dai finiani.

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