Silvio scarica Di Girolamo: «Portato da uomini di An, non l’ho mai conosciuto»

RomaIl senatore Nicola Di Girolamo, accusato dalla procura di Roma di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e violazione della normativa elettorale con l’aggravante mafiosa, potrebbe essere arrestato già mercoledì. Sarà anzi con alte probabilità un ordine del giorno, o una mozione, del Pdl, ad aprire il 3 marzo il dibattito in Senato sull’annullamento della nomina del senatore eletto all’estero. Il voto avverrà a scrutinio segreto. Di Girolamo smetterà di essere senatore. Tornerà un cittadino semplice. E per lui scatteranno immediatamente le manette.
La linea della maggioranza era stata svelata già in questi giorni con la netta presa di posizione del presidente Renato Schifani. Ieri anche Silvio Berlusconi ha confermato quest’orientamento: «Di Girolamo non l’ho mai conosciuto - la sua precisazione -. C’era già una pratica avviata al Senato che ha subìto dei rallentamenti, ma non ne so il motivo». Nelle sue parole, una velata polemica con la componente di An: «Il senatore Di Girolamo - ha chiarito il premier da Torino - non è stato portato da gente di Forza Italia: è stato portato da un responsabile di Alleanza nazionale che non ho il piacere di conoscere». In ogni caso, ha aggiunto Berlusconi, «la mia opinione è che è grave che esistano queste situazioni». Non ci sono più dubbi, ormai, sul futuro del senatore.
«Il Pdl è pronto a presentare una mozione entro mercoledì, e lo farà, per riprendere la discussione sulla decadenza di Di Girolamo - spiega al Giornale Lucio Malan (Pdl), componente dell’ufficio di presidente della giunta per le immunità di Palazzo Madama -, ci saranno iniziative anche di altri, il Pdl comunque è pronto».
Una sintonia trasversale si sta creando anche sulle soluzioni da ricercare per risolvere il nodo del voto estero in modo più approfondito: dallo stesso Schifani, alla Lega, al Pd, all’Italia dei Valori, a tutto il Pdl con il capogruppo Maurizio Gasparri, si propone di ripensare le modalità della partecipazione alle elezioni dei connazionali che risiedono fuori dai confini italiani, decisa con la legge Tremaglia del 2001.
«La legge sul voto estero va assolutamente cambiata», ha confermato Berlusconi. «Il voto per corrispondenza è uno scandalo da eliminare», si è esposto Schifani. Il padre della legge, l’ex ministro Mirko Tremaglia, considera questa ipotesi «una pazzia». Ma nessuno lo asseconda: il contorto meccanismo del voto per posta, a parere di tutti, deve essere modificato.
Il documento da presentare in aula entro mercoledì è necessario perché la decadenza del senatore Di Girolamo era stata congelata un anno fa, il 29 gennaio del 2009, dopo che la procura di Roma aveva chiesto i domiciliari per il senatore avvocato, non ancora sospettato di riciclaggio e di contatti con la ’ndrangheta, ma accusato di aver indicato una residenza falsa a Bruxelles. L’aula votò un ordine del giorno presentato come primo firmatario dal senatore Sergio De Gregorio, e controfirmato da altri 21 senatori di maggioranza. Quel testo chiedeva di aspettare l’esito del processo penale prima di espellere il collega da Palazzo Madama.
La decadenza era stata proposta dalla giunta per le immunità (che invece si era espressa contro l’arresto quasi all’unanimità). Ma l’assemblea aveva invece deciso, votando quell’ordine del giorno, che il caso Di Girolamo dovesse rimanere sospeso. «Dunque l’aula ora non dovrà far altro - spiega ancora Malan - che ritornare alla decisione della giunta dell’autunno del 2008». Una volta votato questo documento di «scongelamento», l’elezione di Di Girolamo sarà invalidata. Per questo tutto potrebbe chiudersi entro mercoledì.
Oppure c’è un’altra ipotesi, tutt’altro che fantasiosa: Di Girolamo potrebbe presentare le dimissioni. A quel punto l’aula dovrebbe semplicemente votarle. Per il senatore sarebbe anzi una scelta consigliabile, dal momento che l’esito della discussione appare scontatissimo. Un’uscita più elegante, forse.


Martedì a mezzogiorno Di Girolamo sarà comunque ascoltato dalla giunta per le immunità. Lo ha chiesto lui stesso. A prescindere dall’invalidazione della sua elezione, la giunta procederà infatti con l’esame della richiesta d’arresto.

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