Francesco Gambaro
«Caro Simone, ti ho visto nascere e non piangevi. Guardavi il mondo con i tuoi occhi svegli e attenti. Quello è stato il giorno più bello della vita. La gioia fu così grande che oggi niente può cancellarla». Gabriele è un padre distrutto che non se la sente proprio di leggere l'ultimo ricordo del figlio. Un'amica assolve il compito pietoso, nel silenzio della chiesa. Strapiena. Si faceva fatica ieri a entrare in San Francesco d'Albaro nel giorno dei funerali di Simone, lo studente che mercoledì scorso durante la ricreazione, senza un motivo apparente, si è gettato dalla finestra della sua classe, morendo poche ore dopo in ospedale. Avrebbe compiuto sedici anni tra due giorni Simone.
A salutarlo per l'ultima volta, ieri c'era tutto il suo mondo. I compagni di classe, gli insegnanti del liceo classico D'Oria, gli scout, i parenti e gli amici più cari. Seduti nella prima fila, i genitori di Simone, con le due sorelline Gioia e Anna Chiara. In chiesa almeno 400 persone. Fuori tanti altri ancora. Padre Ottavio Carminati, parroco di San Francesco, ha celebrato i funerali con don Renato e don Nicolò Anselmi, insegnante di religione del liceo D'Oria. Una funzione esequiale, nel linguaggio della Chiesa, perché il giorno antecedente la Pasqua non si può celebrare l'eucarestia. Una cerimonia più breve, quindi, ma non limitata alla sola benedizione della salma, come erroneamente riportato da altri giornali. Prima della lettura del Vangelo, Simone è stato ricordato da alcuni compagni con tante dediche e brevi racconti della vita di classe. Le battute più spiritose rivolte agli insegnanti di Geografia, Inglese, Matematica e Latino, «perché Simo - ricordano ora gli amici - aveva un'ironia sottile e pungente e il coraggio delle proprie idee, un ragazzo senza traccia di ipocrisia». «Il più bravo a costruire le casette e a giocare», scrivono le due sorelle più piccole in un commovente messaggio letto da un adulto. Padre Ottavio ricorda che oggi la Chiesa celebra il silenzio di un'attesa e commenta il vangelo di Giovanni nella parte in cui Gesù dice: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà. Chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno». Proprio Simone - rivela il parroco - «ci fa capire che la vicinanza a chi soffre è la prima grande risposta ai nostri interrogativi e alle nostre inquietudini di fronte alla morte». Simone viene poi ricordato dall'amico del cuore Matteo, con una compostezza e una dignità rare in un ragazzo di appena sedici anni. Non piange Matteo nel raccontare che «quando tornerà a casa, ascolterà per l'ultima volta il cd dei Pink Floyd, la band preferita da Simone». Matteo lo conosceva da dodici anni, suonavano insieme il basso e frequentavano lo stesso corso di judo. C'erano anche i compagni e gli istruttori di judo ieri nella gremitissima chiesa di San Francesco di Albaro. «Simone ci mancherai, ti vogliamo tanto bene», le ultime dediche degli amici, prima che il feretro del ragazzo venga portato fuori dalla chiesa. In silenzio.
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