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Simoni mette al petto lo scudetto «L’anno scorso ho vinto anch’io»

da Milano

Gigi è in vacanza?
«Vacanza? Sono sempre in vacanza ormai... l’Inter?».
Sì, l’Inter. È uno scudetto anche un po’ suo questo?
«Questo no, quello dello scorso anno invece sì. Quello è stato lo scudetto dato all’Inter per tutto quanto gli era stato tolto nelle precedenti stagioni, e ai tempi c’era anche il sottoscritto».
Ma lei non si dà dei meriti?
«Se il calcio di quei tempi non fosse stato così, oltre all’Inter qualcosa ci avrei guadagnato anch’io e magari anche la mia carriera sarebbe girata in un altro modo».
Invece...
«Invece se non vinco la coppa Uefa probabilmente mi cacciano ancora prima. Ero in testa alla Champions league e davanti al Real Madrid, ma non è bastato, Moratti mi ha mandato via».
Più neanche una cena?
«Mi ha mandato via e subito dopo mi ha invitato a cena».
Eppure siete ancora grandi amici.
«Sì, perchè lui è un presidente unico. Avevamo un grande progetto, ma non girava mai bene, adesso sappiamo perchè. L’Inter è nata per vincere, se non vince si cambia. Ogni anno altri giocatori, nuove teorie, la tensione che montava, l’attesa spasmodica, sempre più difficile. La squadra non vinceva e l’anno dopo veniva ribaltata».
Lei cosa diceva?
«C’era un accordo totale, a un certo punto si era deciso di puntare sui giovani, forse non ve lo ricordate ma Frey, Cristiano Zanetti, Pirlo, Nicola Ventola e Silvestre, erano con me quando erano poco più che ventenni. Adesso sono tutti all’apice della carriera, qualcuno è diventato anche campione del mondo, ma quando li ho presi io erano degli sconosciuti».
Ma l’Inter non vinceva...
«E si ricambiava ancora, tutto daccapo, un giorno io e il presidente ci siamo ritrovati a quattr’occhi e ci siamo detti: basta, si punta solo sui grandi nomi, è passato troppo tempo, bisogna vincere subito».
Insomma, tutto questo è stato comunque un lavoro che alla fine ha pagato...
«Sì, il risultato alla fine è stato buono, il presidente è stato premiato, questi due scudetti sono suoi, ma io non c’entro niente, questi sacrifici hanno portato a questa Inter straordinaria, ma non finirò mai di dirmi che con avversari più leali, di campionati ne sarebbero potuti arrivare anche tre o quattro in più, perchè se andate a rileggere quelle formazioni, trovate nomi che mettono in brividi. E magari uno o due campionati li vincevo anch’io».
È dura da digerire?
«Non è tutto, io la storia del doping non la trascurerei. Come si fa a dimenticare certe cose, la sentenza non è stata di completa assoluzione... altro non vorrei aggiungere».
Però mister, lei aveva un giocatore che da solo poteva vincere tutto, un bel vanataggio che altri non avevano.
«Quando era con me, Ronaldo era il più forte del mondo, poi si è infortunato, con noi ha fatto due stagioni, ma non farei un dramma se ora è al Milan. Meglio in Italia».
I tifosi non sono d’accordo.
«Sbagliano. Ronaldo era in difficoltà, ha lasciato la squadra, è tornato in difficoltà ma all’Inter non c’era più posto per lui. Non aveva altre alternative oltre al Milan, ha fatto bene, ha scelto un grande club e sta dando nuovamente spettacolo. Ma dove lo vedete un gol di petto? Lui non è più il numero uno, ora è fra i primi tre o quattro, ma fa ancora cose che divertono la gente, e quelli di buon senso dovrebbero essere contenti di vederlo ancora in Italia, anche gli interisti».
Ma cosa aveva in comune la sua Inter per essere paragonata a questa?
«Il gruppo, noi eravamo un gruppo unito. Si dice spesso che lo spogliatoio dell’Inter è un casino, niente di più sbagliato, è solo uno spogliatoio fatto di grandi personalità e quindi uno spogliatoio importante. Tutta gente che ha lasciato il segno».
Questa Inter dura?
«Sta già durando, perchè sono due anni che vince. Con gente come Ibrahimovic e Vieira rivolti una squadra come un calzino. E non solo loro».
E poi magari con Mancini il presidente ha avuto più pazienza...
«Meritatamente. Quattro anni di contratto più l’opzione per il quinto non sono cose da tutti i giorni. Significa che il presidente ha trovato l’allenatore che cercava, è convinto di quello che fa».
Ma poi quella volta a cena assieme ci siete andati?
«No.

Ma adesso ci vediamo a Forte dei Marmi, mi ha detto che usciamo io e lui a festeggiare: lui lo scudetto di quest’anno, io quello dell’anno scorso».

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