(...) come quello della presenza di religioni diverse, di complessità, di questioni legate al presente e al futuro, la laicità è un tema su cui Genova può qualificarsi». Non è tutto. Il primo cittadino davanti alla platea di donne manager e in carriera tira fuori ancora i temi della Resistenza e della Repubblica per spingere il progetto del Festival della laicità che, puntualizza, è la sua più recente iniziativa in collaborazione con Paolo Flores dArcais. E insiste: «Il tema della laicità serve per valorizzare ciò che esiste di buono e di eccellente a Genova». Si spinge oltre: «Il programma di iniziative laiche dovrà svilupparsi tra aprile e giugno, con un tabellone da ripetersi ogni anno promuovendo ununica azione comunicativa. Il Festival della laicità servirà anche per non distribuire a pioggia risorse su altri eventi che magari servono soltanto a coloro che li hanno organizzati».
Marta «spaccatutto» o «pigliatutto». La città lo saprà fra cinque anni. Intanto, però, oggi si scopre un sindaco innamorato delle parole, che punta lindice contro tutti, destra e sinistra. Mentre a Genova lemergenza numero uno è la sicurezza, e non certo lesigenza di laicità o le «colpe» di monsignor Bagnasco. Al Campasso non si riesce a passeggiare tranquilli, così come nei vicoli. E i nostri giovani non riescono a trovare lavoro, non certo per «colpa» del presidente Novi. Erzelli e altri insediamenti produttivi languono ancora. Anche se, in fondo, si potrebbe darle ragione sulla sterile litigiosità dei politici, quando se la prende con Mazzarello (Pd) e Grillo (Fi) per porto e infrastrutture.
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