La sinistra: «don Camillo» pensi ai fedeli

Bertinotti: interferisce sull’attività legislativa. Boselli: agisce nei partiti. Grillini: a lui spazio sui media, noi non possiamo replicare

Emanuela Fontana

da Roma

Il Manifesto la chiama alla tedesca la «Grosse Koalition», per paragonarla all’intesa forzata ed equivoca che potrebbe nascere in Germania dopo lo 0-0 tra Gerhard Schröder e Angela Merkel alle elezioni di domenica. Ma sopra al titolo a effetto non ci sono i primi piani dell’ex meccanico divenuto cancelliere e della donna che non è riuscita a strappargli la poltrona, bensì il presidente della Conferenza episcopale italiana Camillo Ruini e il presidente della Margherita Francesco Rutelli. Il discorso del numero uno dei vescovi del Paese sui patti di convivenza (Pacs), i «piccoli matrimoni» benedetti da Romano Prodi, è stato «tutto politico», scrive il foglio comunista, che sottolinea poi: «Anche Rutelli e Mastella sul carro della maggioranza».
Ma se la stampa di sinistra aveva già dato la linea sull’alt del cardinale all’istituzione dei Pacs, con l’Unità che titolava senza enigmi: «Coppie di fatto, Ruini detta legge», è stato il leader di Rifondazione Fausto Bertinotti ieri a offrire la voce ufficiale del dissenso anticlericalista della sinistra versus Ruini: l’intervento del presidente della Cei sulle convivenze è «un’inammissibile ingerenza integralista sulla Repubblica italiana». Sarebbero parole legittime, concede Bertinotti, se l’intervento si manifestasse «sul terreno delle idee», sull’esposizione, da parte della Chiesa, dei suoi principi: «La Chiesa ha tutto il diritto di mostrare non solo la sua preferenza ma la sua considerazione del matrimonio come unico legame considerato ammissibile». Ma il discorso del cardinale Ruini, così come è stato formulato, «pretende non già d’intervenire sulle coscienze, che è nella missione della Chiesa - considera il segretario del Prc - ma d’interferire sulla possibilità legislativa della Repubblica italiana, rischiando per questa via di configurare una sorta di idea di Stato etico che, in una società che diventa sempre più multietnica e multireligiosa, può essere davvero molto rischiosa». Quello che «non è accettabile - ribadisce - è la pretesa della Chiesa di imporre i suoi voleri alla Repubblica italiana in materia di leggi».
Ha una posizione piuttosto critica con il cardinale Ruini anche il socialista Enrico Boselli, che in un’intervista all’Unità ha sottolineato che bisogna ormai considerare la Cei «un attore politico, che non si limita a esercitare il magistero della Chiesa, ma agisce tra i partiti e dentro i partiti». Franco Grillini, presidente dell’Arcigay e deputato dei Ds, è più diretto di Bertinotti: «Stupisce che sui Pacs ci sia l’intenzione di fare una guerra di religione come si evince dall’intervento di Ruini di ieri». Grillini attacca anche i media: «Le parole di Ruini e dei cardinali sono riportate con dovizia di particolari, ma a noi non è mai dato modo di replicare. Questo è un fatto distorsivo e terroristico che non ci consente di spiegare la verità».
«La conferenza episcopale si occupi di parlare ai fedeli e di fare richiami alla coscienza religiosa. Lo Stato si occupa delle leggi e le leggi valgono per tutti, credenti e non credenti», commenta il presidente dei verdi, Alfonso Pecoraro Scanio. Non è radicale ma appare comunque risentito per l’intervento del presidente della Cei il capogruppo della Margherita al Senato, Willer Bordon: «Se il giudizio di Ruini sulle coppie di fatto non ci fosse stato sarebbe stato meglio. Ho qualche dubbio quando viene dato addirittura un giudizio di incostituzionalità su una legge che il parlamento deve ancora fare».
Se nella Margherita le posizioni sulle parole di Ruini sono variegate, anche nei Ds si notano differenze nel commentare l’intervento del cardinale. «Quello che sembra inaccettabile è che la Conferenza episcopale faccia le veci della Corte costituzionale, decidendo quello che è costituzionale e quello che non è», polemizza Valdo Spini, della direzione nazionale della Quercia.

Mentre appare più morbida la posizione del segretario Piero Fassino: «È del tutto legittimo che la Chiesa esprima un punto di vista sulle coppie di fatto che deriva da ragioni di dottrina e di fede che noi naturalmente rispettiamo». Anche se precisa: «Il compito dello Stato è un altro: quello di garantire la tutela dei cittadini».

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