(...) A parole sono bravissimi, come lo stesso Burlando. Dicono che è loro il merito dei cento milioni destinati alla Liguria, poi in concreto, nei fatti che nessun discorso può cancellare, si comportano esattamente al contrario. Roberta Pinotti, Luigi Lusi e Claudio Gustavino hanno cercato di impedire che gli alluvionati ricevessero i soldi. Chiamati uno per uno, in aula, hanno detto «no» al decreto milleproroghe che, secondo quanto da loro stessi dichiarato appena il giorno prima, sarebbe stato tutto merito loro.
Claudio Gustavino ha motivato anche il suo voto contrario con il fatto che la forma vale più della sostanza: «Pur apprezzando lo stanziamento di nuove risorse per i territori colpiti da calamità naturali, il Gruppo non condivide il disegno di legge, inadeguato a fronteggiare i problemi del Paese e profondamente disomogeneo. Esso riflette dunque un modo criticabile di legiferare e di governare: per ottenere una vera semplificazione normativa, piuttosto che limitarsi ad abrogare leggi che non hanno più alcuna incidenza sull'ordinamento, occorre proporre uno modo nuovo di legiferare, coerente con le proposte formulate dallo stesso centrodestra, che però non sono mai stati messe in atto».
Più o meno lo stesso rumore hanno fatto le unghie del Pd a contatto con gli specchi. Ma la sostanza non è cambiata. Pinotti e Lusi hanno votato contro. Avrebbero potuto tentare la strada meno rischiosa imboccata dal senatore Enrico Musso, che pur non riuscendo a votare a favore del governo neppure quando le cose che fa sono giuste, almeno si è astenuto. Piccolo particolare: al Senato vale come voto contrario.
Senza dare fiducia a Berlusconi, avrebbero dimostrato la loro scelta per la terra che li ha scelti come rappresentati. Invece no, hanno preferito opporsi. Il loro gesto, anche al limite in dissenso al voto del Pd, sarebbe stato comprensibile per i loro elettori liguri. E soprattutto non avrebbe condizionato lesito della votazione.
Perché il decreto con i cento milioni per la Liguria è passato con 158 «sì» e 136 «no». E perché - altro dato politico rilevante - tutti i senatori liguri del Pdl e della Lega erano presenti e compatti. A Giorgio Bornacin, Gabriele Boscetto, Franco Orsi e Roberto Castelli si è ovviamente unito anche Luigi Grillo, «tecnicamente» non un senatore ligure in quanto eletto in Puglia.
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