«Sinistra in ritardo: un allarme di 9 mesi fa»

Questa è la conseguenza della firma di Prodi che ha avallato l’ingresso della Romania nella Ue

da Milano

Onorevole Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano, i ministri Giuliano Amato e Paolo Ferrero scoprono che dalla Romania è in corso un vero e proprio esodo di nomadi. Scusi, ma perché ride?
«Non si può che sghignazzare di questa sinistra che ci governa. Il duo Amato-Ferrero impiega nove mesi per scoprire l’invasione di rom. Ue’, duecentosettanta giorni per lanciare l’allarme di un esodo dalla Romania che prefetti e questori hanno sempre messo nero su bianco nelle loro relazioni. Come dire: il duo ministeriale alza la voce dopo che i buoi sono scappati dalle stalle».
Ma oggi, Amato e Ferrero, reclamano che «l’afflusso dei rom dalla Romania venga limitato».
«Giusto ma, ripeto, lo fanno con nove mesi di ritardo. Dimostrano che ci governa non conosce le periferie delle città. Li invito a farsi un giro nelle favelas spalmate su Milano: scopriranno un esercito di diecimila nomadi che, giorno dopo giorno, continua a crescere. E, attenzione, lo sapevano in anticipo: lo scorso settembre per due ore, in prefettura a Milano, spiegammo al ministro dell’Interno la situazione. Che, tra l’altro, vive anche Roma dove il sindaco Walter Veltroni parla di “pericolosità dei rom“».
Risultato di quel vertice ambrosiano?
«Ci siamo ritrovati qualche mese dopo, a gennaio, la firma del governo Prodi che avallava l’ingresso della Romania nella Ue. Ingresso che Zapatero e Blair hanno posticipato al 2009. Che aggiungere? Le conseguenze disastrose di una scelta sciagurata sono sotto gli occhi di tutti».
Ferrero però stanzia 4 milioni di euro per far fronte all’emergenza...
«...quattro milioni per fare la birra».
Scusi?
«È uno stanziamento ridicolo.

A Milano con quattro milioni abbiamo sistemato due campi, quello di via Triboniano e di via Chiesa Rossa. Per affrontare seriamente la questione bisogna aggiungere uno zero: quaranta milioni e, forse, si comincia a ragionare senza più pesare sulle spalle dei Comuni».

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