Dalla sinistra un «vaffa» a Bersani

Giulio Tremonti è sulla graticola. La vicenda è quella della casa condivisa a Roma con il suo braccio destro, e ora inquisito, Marco Milanese. Situazioni ambigue, soldi in contanti che passano di mano per l’affitto, ristrutturazione forse non pagata. Nulla di più, almeno al momento. Il tam tam di palazzo dice che il ministro è furente, secondo alcuni potrebbe dimettersi. Non lo farà (almeno ce lo auguriamo), e in sé la notizia non è neppure una novità. Tremonti minaccia di dimettersi almeno una volta alla settimana, per i motivi più vari. Dicono che Berlusconi le prime volte si preoccupava, ora ascolta la sfuriata e risponde: va bene Giulio, aspetto la lettera. E la cosa finisce lì come se nulla fosse successo.
Questa volta, in effetti, la questione è un po’ più seria. Non per l’aspetto giudiziario (tutto da definire e probabilmente nullo), ma per la figuraccia politica e mediatica. Il solo sospetto che il ministro delle Finanze paghi qualche cosa in nero non è bello. Quantomeno ha perso un pezzetto della sua verginità che lo rendeva supponente e quindi antipatico ai più. In fondo questo può essere addirittura un bene. Un Tremonti più umano sarebbe addirittura più utile alla causa.
Ora, è chiaro che anche Berlusconi non ha un grande feeling col suo ministro. Il quale gli ha imposto, d’accordo con Quirinale e opposizione, una manovra economica pasticciata, lontana dallo spirito della maggioranza che ha fatto perdere non pochi consensi al premier, al governo e al partito. Di più: lo stesso Tremonti non ha mai smentito con forza, anzi in alcuni casi ha alimentato il chiacchiericcio che lo voleva come candidato a prendere il posto di Berlusconi nel caso di ribaltone. Insomma, un tipetto non facile. Ma da qui ad auspicarne o addirittura agevolarne l’uscita, di acqua ne passa sotto i ponti. Sovrapporre Marco Milanese a Giulio Tremonti è da furbetti. Se un leader deve pagare per non essersi accorto di un collaboratore infedele, beh, allora Aldo Moro doveva essere arrestato per le colpe del suo braccio destro Sereno Freato (arrestato per quindici mesi e poi peraltro assolto). Salvo prove contrarie, teniamoci stretto Tremonti.

Ha contribuito, insieme con il premier, a salvare il Paese dalla crisi economica. Non è poco. Si renda però conto, il ministro, che il prezzo probabilmente lo pagheranno Berlusconi e il Pdl. Sia almeno grato a entrambi.

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