La ripresa economica sembra ormai alle porte. Lo registra lufficio studi di Mediobanca nellindagine 2010 sui dati cumulativi di 2.025 imprese italiane: landamento nel primo semestre 2010, soprattutto sul fronte reddituale, è in netto recupero dopo i pesanti contraccolpi provocati dalla crisi.
Lindustria manifatturiera ha messo a segno un aumento del fatturato del 7% circa, il che significa aver recuperato nei primi sei mesi dellanno un terzo circa del regresso del 2009 e - evidenzia lindagine - «la dinamica dei margini operativi è stata ancora più robusta», con un recupero dei due terzi del deterioramento subito nel 2009. Nel comparto energetico la crescita del fatturato è stata del 20%, grazie alla dinamica dei prezzi di vendita (petrolio +50%) e per i margini operativi il miglioramento è del 25% circa, il che non solo riporta, ma anche supera i livelli pre-crisi. Dal punto di vista patrimoniale, per energia e manifattura emerge un incremento del capitale investito tra il 5% e il 7%. Va considerato, peraltro, che la prima metà del 2009 era stata il momento peggiore della crisi. Se la fase in atto si consoliderà, vi sono comunque i presupposti per riagganciare la fase di ripresa, con un recupero della capacità produttiva questanno, che potrebbe fare da volano anche alloccupazione, che resta al momento ancora penalizzata.
La crisi in Italia ha prodotto i suoi peggiori effetti nel 2009, che si sono riflessi su un pesante calo del fatturato e degli utili: questi ultimi giù di quasi 10 miliardi di euro (9,8) per il campione di Medibanca, meno 36,7% rispetto allesercizio 2008. Il calo del 16,5% dei ricavi totali (peggio lexport, -19,2%, rispetto al nazionale, -15,5%) su un campione che rappresenta circa il 50% dellindustria, il 69% dei servizi pubblici, il 31% dei trasporti e il 24% della distribuzione al dettaglio, e dà con buona approssimazione una fotografia delleconomia italiana. Lindustria (-19,4%) ha perso più dellaggregato, mentre il terziario ha contenuto il calo al 2,4%. Importante la flessione delle imprese energetiche (-24,7%) dovuta alla discesa del prezzo del petrolio, mentre le costruzioni sono riuscite a mantenere il fatturato sui livelli dellanno precedente (+0,3%).
Stringendo lattenzione sul settore manifatturiero (-17,2%) lindagine mette a fuoco i diversi comparti e mostra come lalimentare (tipicamente anticiclico) è rimasto a galla (-4%). Il settore più colpito è stato quello metallurgico (-43%), che ha risentito delleffetto di massicci tagli di produzione e di cali delle quotazioni. Emerge in questo quadro il virtuosismo delle medie imprese (fatturato inferiore ai 330 milioni e meno di 500 dipendenti) che hanno contenuto il calo dei ricavi al 16,3%.
In diminuzione anche i margini. Il valore aggiunto delle 2.025 società industriali esaminate è sceso nel 2009 dell8,1%, il margine operativo lordo del 13,2%, quello netto del 22,5% e il risultato corrente ante imposte del 17,3%. Anche qui la performance delle medie imprese, seppur negativa, è stata nettamente migliore (-9,1% valore aggiunto; -16,5% mol) rispetto ai grandi gruppi italiani (-19,9% e -55,4%).
Uno dei fattori sempre roventi è quello delle tasse. Nel 2009 la pressione media sulle imprese italiane è stata calcolata al 29,2%, ma per i 4/5 delle imprese censite nella pubblicazione la pressione è stata superiore e si spinge fino a punte dell80%. Colpa soprattutto dellIrap, imposta tutta italiana, che colpisce non il reddito netto prima delle imposte ma il valore aggiunto prodotto dallimpresa.
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