La presentazione suonava grossomodo così: «Bisessuale, pronto a fumare qualsiasi cosa e capace di animare le feste dopo aver bevuto». Seguivano foto del «titolare» del sito, il suo nome e cognome, lindirizzo di casa e il numero di cellulare. Lui però non ne sapeva nulla. Tre studenti della sua stessa scuola avevano costruito un blog (il sito internet) a nome suo senza dirglielo. Un brutto scherzo che ha causato diversi problemi al ragazzo e che ha portato - dopo la denuncia della famiglia del giovane - alla scoperta dei tre colpevoli, denunciati per diffamazione via internet.
La vittima dello scherzo, un genovese di 19 anni, ha saputo che era stato aperto un blog col suo nome e le sue foto da un potenziale amante che lo ha contattato sul cellulare per un incontro. Il ragazzo ha avuto un crollo nervoso e i suoi genitori hanno presentato una denuncia in procura dalla quale ha preso il via unindagine della polizia postale. Tre compagni di scuola del giovane, tra cui una ragazza, tutti di 19 anni, sono stati denunciati per diffamazione. Uno dei tre è stato denunciato anche per sostituzione di persona perché in un caso aveva chattato (dialogato via internet) con uno dei contatti fingendo di essere il diretto interessato. Gli autori del gesto si sono giustificati dicendo che si trattava di uno «scherzo», ma per la vittima, che dal momento della scoperta si era anche rifiutato di uscire di casa, è stato un «incubo».
La dirigente della polizia postale Lorella Balducci ha spiegato che le indagini, chiuse a dicembre, sono durate un paio di mesi e solo grazie agli indirizzi di connessione forniti dal provider Internet è stato possibile risalire al computer di casa dal quale i tre avevano messo in atto il loro progetto. I protagonisti della vicenda, descritti come giovani della media borghesia, frequentavano la stessa scuola e le foto pubblicate sul sito sarebbero state scattate durante una gita. Lindagine è stata coordinata dal sostituto procuratore Alberto Lari. «Sono almeno una trentina i casi di questo genere, anche se questo è il più grave - ha spiegato ancora Lorella Balducci - che si sono registrati in Liguria nel 2007, non di rado anche frutto di rancori di ex fidanzati».
Per molti malintenzionati internet diventa il mezzo ideale per adescare ragazzi o addirittura bambini. È il gennaio 2007 quando un 25enne di Pescara viene arrestato dalla polizia postale ligure mentre cerca di incontrare due bambine genovesi di 10 e 9 anni conosciute «in rete». Si era conquistato giorno dopo giorno la loro fiducia, tanto da convincerle a fotografarsi in atteggiamenti intimi e a inviargli le foto. I contatti, il pedofilo li aveva stabiliti anche con una terza minore, di 14 anni, della provincia di Genova, che aveva convinto ad accettare un incontro con lui.
Il giovane di 19 anni è stato raggiunto solo telefonicamente da due potenziali amanti. Il sito costruito a sua insaputa è stato oscurato subito dopo la denuncia.\
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