«Smart drugs», innocue si fa per dire

A prima vista appaiono inoffensive ed innocue e sembrano regalare uno sballo leggero e facilmente superabile. È probabilmente per questo che sono in netto aumento - circa il 500 per cento nell’ultimo anno - tra i giovani romani. In realtà, come certifica il termine anglosassone «smart», sono più che altro «furbette» e «malandrine» e la piega che sta prendendo il fenomeno è quella di una vera e propria emergenza.
Il rapporto «Smart Drugs: lo sballo semplice e pericoloso», promosso dalla parlamentare europea del Pdl, Roberta Angelilli, delegata del sindaco Alemanno per i Diritti dei Minori, presentato ieri a Roma, non promette nulla di buono soprattutto per quanto riguarda la nsotra città. «Nella Capitale - sottolinea la Angelilli - la diffusione di questo tipo di droghe è in costante crescita e gli strumenti tradizionali di analisi e prevenzione sono inadatti e insufficienti perché pensati per il vecchio “modello” di tossicodipendenza. A differenza delle droghe di una volta, facilmente riconoscibili e diffuse soprattutto in aree di marginalità, le smart drugs possono essere vendute in shop ufficiali o vengono smistate in modo ufficioso ma senza sconfinare nel vero e proprio spaccio».
Dal dossier, realizzato dall’Osservatorio sui comportamenti e la devianza della Sapienza, presieduto dal professor Vincenzo Mastronardi, risulta che Roma, con i suoi venti smart-shops su un totale di cento esistenti in Italia, fa la parte del leone. Nessun quartiere ne è immune: da via Terenzio 19 a via Oderisi da Gubbio 234, da viale Ippocrate 61, uno dei più attivi, a via Masurio Sabino 23, giusto sotto il centro sociale di Action e così via fino a toccare le zone del Pigneto e di Montesacro. A volte, addirittura, capita di confondere queste droghe con alcuni integratori e questo produce la mancata percezione di assumere delle sostanze stupefacenti.
Entrare in possesso di queste sostanze è molto semplice: basta recarsi in un negozio ad hoc e il commerciante, nonostante parecchi prodotti rechino l’indicazione «non adatto per il consumo umano», si presta a dare tutte le «dritte» del caso. «Abbiamo spedito un ragazzo di 16 anni nello smart-shop di viale Ippocrate e gli hanno consigliato di acquistare una spice gold ed un kratom liquido, vendendolo come profumatore», racconta Cesare Giardina, presidente di Azione Giovani Roma. Ma per acquistare questa merce non c’è neanche bisogno di uscire da casa. Basta anche un click sui siti web ed il gioco è fatto.
L’identikit dell’acquirente delle smart drugs è il seguente: studenti alla ricerca di stimolanti cerebrali per gli esami, adulti a caccia di un surrogato del viagra e giovani vogliosi di effetti psichedelici o di semplice curiosità.

«Il 45 per cento dei diciottenni romani ha paura del futuro - dichiara Federico Iadicicco, vice presidente della commissione Cultura e politiche giovanili della Provincia di Roma che ha presentato una mozione per la chiusura degli smart-shops - e quando gli incubi si sostituiscono ai sogni è l’inizio della fine. Serve recuperare i valori familiari».

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