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«Il soccorso sulla torre? Un trucco per far fuggire uno dei clandestini»

Quando ieri mattina la polizia è arrivata nel reparto dell’ospedale San Paolo dove era stato ricoverato poche ore prima, ha trovato il letto vuoto: Mahmud, egiziano, uno dei tre immigrati che dal 5 novembre occupavano la ciminiera di via Imbonati, era sparito nel nulla. La sera di sabato il giovane era sceso dalla torre su richiesta di un medico di Emergency, Andrea Crosignani, che aveva disposto il suo ricovero per accertamenti: «le sue condizioni stavano peggiorando, vomitava in continuazione», aveva dichiarato il medico.
Ma alle 7,30 di ieri è stato lo stesso medico a presentarsi all’ospedale e a firmare il foglio di dimissione del giovane paziente. La Questura si è convinta che si sia trattato di un espediente per consentire all’immigrato di lasciare la torre senza venire espulso dall’Italia. E la reazione dei vertici della polizia milanese è stata dura: nel pomeriggio di ieri la Questura ha diramato un comunicato per rendere nota l’apertura di una inchiesta «essendo emersi da parte del medico curante e di altre persone estranee alla struttura sanitaria comportamenti che configurano l’ipotesi di reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina». Nel mirino, insieme al dottor Crosignani, ci sarebbero altri sostenitori della protesta di via Imbonati.


L’iniziativa della Questura suscita perplessità e proteste da parte dell’opposizione: i Verdi accusano la polizia di «oltrepassare ogni limite di umana pietas e violare i diritti dell’uomo. Quello che la Questura si appresta a compiere è un gesto di violenza senza precedenti che induce i medici italiani a non tenere fede al giuramento di Ippocrate».

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