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Le società potranno fare agli arbitri regali che non superino gli 80 euro

Gian Piero Scevola

Il Settore arbitrale volta pagina, il Commissario straordinario Gigi Agnolin ha dato una decisa sterzata all’ambiente e, alla chiusura del raduno di Sportilia, i fischietti di A e B si ritrovano con la necessità di far dimenticare calciopoli e dare l’impressione di una riacquisita serenità. La rivoluzione del fischietto è nelle parole di Agnolin: «Le valutazioni non saranno solo tecniche, ma anche in base al comportamento. Deve esserci massima fiducia tra l’arbitro e la Commissione, cosa che non si era sempre verificata in passato. Quanto a Matarrese (che cacciò Agnolin quando era designatore di serie C, ndr), ci sarà una collaborazione totale, ma ingerenze mai».
Agnolin ha già indicato la strada: la reintroduzione delle griglie nei sorteggi, aggiornabili ogni due turni, non in base al nome più o meno altisonante dell’arbitro ma secondo la valutazione tecnica e comportamentale degli ultimi 15 giorni; un cambiamento delle diarie e dei rimborsi spese; la visita congiunta dei presidenti delle società mezz’ora prima dell’inizio della gara e nessun altro né prima né dopo; il divieto assoluto di ricevere regali dalle società. A questo proposito Agnolin è stato durissimo: dalle gare di coppa Italia e poi di campionato, la quaterna arbitrale potrà accettare a fine partita, dalle società, esclusivamente il dono di un souvenir del valore massimo di 80 euro che dovranno denunciare al designatore Tedeschi. Qualsiasi altro dono, compresi i biglietti dati prima della gara, potrà essere considerato tentativo di illecito. Ma non è finita, perché gli arbitri dovranno rimettere in ordine lo spogliatoio prima di andarsene e utilizzare i prodotti di conforto loro offerti (bibite, dolci, frutta) con assoluta misura. Vietato poi portare via qualsiasi cosa: accappatoi, asciugamani, magliette, generi di conforto, cattiva abitudine nel passato quando, dove passavano gli arbitri, come Attila, non restava più niente.
Sotto l’occhio severo di Agnolin, il designatore Tedeschi (poteva almeno levarselo il cappellino mentre parlava nell’aula magna) ha dato poi le disposizioni tecniche, le solite di ogni inizio stagione: lotta al gioco duro, alle trattenute, alle gomitate aeree, alle proteste plateali, ai simulatori, rigidità nella prevenzione in campo, tanti bla bla bla e altrettante belle parole che lasciano il segno nelle prime due/tre giornate e poi vanno a finire nel dimenticatoio. Duro lo sfogo di Bertini: «La nostra struttura ha fallito, chi doveva tutelare gli arbitri era coinvolto più di noi».
A proposito di Agnolin, il cui mandato scadrà il prossimo 31 ottobre, salvo proroga fino al termine della stagione, l’ex fischietto di Bassano è intenzionato a presentarsi alle elezioni che dovranno portare alla nomina del nuovo presidente Aia. Troverà sulla sua strada però l’aretino Marcello Nicchi che, dato quasi sicuro come designatore di A e B, si è trovato da un giorno all’altro disoccupato e senza nemmeno un posticino nell’Aia. Nicchi ha già avanzato la propria candidatura a Petrucci, Rossi e ai presidenti regionali Aia.

Ma né lui, né l’altro candidato Bruno Di Cola fanno tremare Agnolin.

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