La stanza di Feltri

Genitori troppo molli creano figli infelici

Pure ieri ho letto su diversi quotidiani alcuni commenti autorevoli riguardo la condizione giovanile, i nostri metodi educativi e la nostra maniera di approcciarci a figli e nipoti

Genitori troppo molli creano figli infelici

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Genitori troppo molli creano figli infelici

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Direttore Feltri,

sono nonno anche io e riscontro nella gioventù odierna un diffuso malessere. Se ne sta parlando tanto in questi giorni e a volte mi sorge un dubbio: sarei portato ad essere morbido con i miei nipoti, molto di più rispetto a quanto fui con i miei figli, ma ai ragazzi fa davvero bene questo atteggiamento da parte di noi adulti o non siamo forse noi a rovinarli? Suo lettore accanito.

Umberto

Umberto, la tua domanda, che è un quesito che poni innanzitutto a te stesso, giunge nel momento opportuno. Pure ieri ho letto su diversi quotidiani alcuni commenti autorevoli riguardo la condizione giovanile, i nostri metodi educativi e la nostra maniera di approcciarci a figli e nipoti. L'occasione è stata offerta, in effetti, dagli ultimi dati diffusi da Telefono Amico, i quali sono alquanto raccapriccianti: al centralino dell'organizzazione di volontariato sono giunte 3.700 richieste di aiuto per gestire pensieri autodistruttivi e persino suicidari soltanto nei primi sei mesi del 2023, il 37% in più rispetto al primo semestre dell'anno scorso. E a rivolgersi a tale associazione sono stati in particolare giovani tra i 19 e i 35 anni, come se non bastasse, apprendiamo che è recente il fenomeno tra i giovanissimi, che adoperano soprattutto Whatsapp e mail per lanciare il loro Sos. In effetti, genera turbamento l'idea che gli adolescenti, che si sono appena affacciati alla vita, meditino sulla morte fino al punto di considerarla una via di fuga da valutare e tentare per evadere da una esistenza che appare grigia e senza prospettive, triste, monotona, addirittura pesante da portare avanti. Devo dire che senza dubbio noi coltiviamo lo stereotipo della adolescenza come verde e felice età di spensieratezza, primi amori, emozioni, scoperte, assenza di responsabilità. Questa visione è una caricatura. L'adolescenza è di fatto una fase della vita persino tragica, di sicuro drammatica, in cui l'individuo subisce sconvolgimenti ormonali e fisici e si trova a dovere costruire la parte più difficile di se stesso: la sua propria identità. Quindi, essere teenager fa schifo, e non solo per i brufoli. Ma se ieri era arduo attraversare questo momento, oggi credo sia peggio. Ho l'immagine di una fanciullezza mai così tutelata come oggi eppure anche mai così sola e in balia di se stessa. Tu mi chiedi cosa dobbiamo fare: essere accoglienti, morbidi, accondiscendenti, tolleranti, non invasivi, forse pure remissivi nei confronti di figli e nipoti, o, al contrario, essere più duri, più severi, più intransigenti. È questo che vuoi sapere, vero? Non sono uno psicologo né uno psichiatra né un educatore né un maestro, però sono un attento osservatore della realtà che per decenni ha raccontato le cronache e ha visto costumi e mode mutare ed epoche susseguirsi. Se i giovanissimi sono infelici, senza punti di riferimento, smarriti, apatici, senza ideali, senza valori, senza sogni e obiettivi, sì, bene, la colpa è nostra, mica loro. Sono convinto che i ragazzi abbiano bisogno di regole per crescere, per vivere, per stare bene. Ma noi pensiamo alle regole, ai divieti, alle punizioni, alla disciplina come a un giogo, una tortura, una mancanza d'amore e di sensibilità. E poi non abbiamo mai tempo per ascoltarli i nostri figli e nipoti. Siamo divenuti tutti distratti, immersi in un mondo virtuale che assorbe troppo della nostra giornata, poco pazienti, per nulla disponibili. Se amiamo figli e nipoti, dobbiamo dire loro no, quando è giusto. La severità è necessaria, sebbene essa non debba mai e per nessun motivo scantonare nella umiliazione e nella violenza.

La dimostrazione della nostra nociva mollezza è nella polemica montata dalla sinistra riguardo i provvedimenti voluti dal governo Meloni per contrastare il fenomeno delle baby-gang o riguardo le operazioni di polizia nei quartieri italiani del degrado e della delinquenza. Qualcuno parla di «stato di polizia», «metodi fascisti», «repressione dei minori», «carcere per i dodicenni», quest'ultima ipotesi mai ventilata. Ma è opportuno o no punire chi sbaglia fosse anche adolescente? Io sostengo che sia doveroso soprattutto quando a sbagliare è un fanciullo. Se lasciamo correre, questi non comprenderà mai la gravità della condotta posta in essere ed è scontato che l'adotterà ancora ed è probabile che egli possa diventare un prossimo domani un criminale dalla elevata caratura.

Uno Stato molle produce cittadini incapaci di rispettare le regole, genitori molli producono figli che non sanno nemmeno cosa siano le regole e anche infelici.

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