Il soldato senza mano e gambe che vuol tornare a far la guerra

CHOC Gli fu fatale una mina. Per tre volte il suo cuore si fermò. Pure l’ambulanza saltò in aria

In Afghanistan ha perso due gambe ed un braccio spazzati via da una trappola esplosiva dei talebani. Il caporale dei paracadutisti, Tom Neathway, 26 anni, non si piange certo addosso. Anzi, sta facendo di tutto per tornare nell'inferno della provincia di Helmand. Non dietro una scrivania nella grande base inglese di Camp Bastion, ma in un avamposto di prima linea a fare il cecchino.
L'Enrico Toti, all'ennesima potenza, di Sua Maestà britannica è tornato all'addestramento operativo. A vederlo appeso a mezz'aria ad un'imbragatura del paracadute, con elmetto e mimetica, ma le gambe mutilate ed il braccio sinistro tagliato a metà, sembra un manichino. Invece è un soldato di ferro, che vuol tornare a fare il suo mestiere contro i talebani: «Ci sono diversi incarichi, dietro una scrivania, che potrei occupare a Camp Bastion (il quartier generale britannico in Afghanistan, nda), ma sono determinato a tornare al mio posto di osservazione» spiega al Sunday Times il giovane caporale. Un nido d’aquila che domina la diga di Kajaki, dove i soldati inglesi hanno sputato sangue e sudore per tener lontani i talebani. Neathway è saltato in aria nel 2008 proprio da quelle parti, mentre era in pattuglia come cecchino. Ora vuole tornare a fare il suo mestiere, anche se mutilato tre volte. «Per utilizzare un fucile da franco tiratore hai bisogno di una sola mano completamente abile - sottolinea il parà -. Con la mia protesi al braccio sinistro sono in grado di stabilizzare l'arma e con la mano destra sparo».
Al posto delle gambe ha un paio di arti artificiali, leggeri e tecnologici, che gli permettono di camminare, anche se malamente. Dopo mesi in sedia a rotelle è tornato ad allenarsi per lanciarsi con il paracadute. Lo ha già fatto in tandem con un istruttore, ma nei prossimi mesi vuole saltare da un aereo da solo «per dimostrare di cosa sono capace». Il caporale Neathway non si è mai perso d'animo. Alcune fotografie lo ritraggono mentre torna a sciare con le gambe artificiali che fanno da pattini. In marzo parteciperà ad una gara sportiva militare e poi dovrebbe partire per sei settimane di addestramento, con il suo reparto, in California. Originario della cittadina inglese di Worcester si è comprato casa ed una Porsche Carrera adattata alla sua disabilità, con i soldi da invalido. Anche l'appartamento è costruito ad hoc con la porta del garage che si alza elettronicamente, un bagno speciale e nessun gradino.
Però il vero sogno nel cassetto è tornare a combattere. Il posto di osservazioni di Kajaki, dove vorrebbe andare, domina la base avanzata Zeebrugge, in una delle province più infestate di tagliagole a caccia di soldati della Nato di tutto l'Afghanistan: «I talebani non riuscirebbero neppure ad avvicinarsi - sostiene Neathway -. Nella postazione sarei come qualunque altro soldato, a parte il fucile di precisione».
Uno dei veterani del reggimento paracadutisti del caporale mutilato ha ammesso con il Sunday Times che l'ambizione del sottufficiale «è realistica. Non vedo alcuna ragione perché non possa farlo». Se Neathway riuscirà veramente a partire per l'Afghanistan sarà il soldato ferito più grave della storia a tornare in prima linea.
Il caporale Neathway ha perso gli arti il 22 luglio 2008, durante un pattugliamento attorno a Kajaki, il postaccio dove vuole rientrare. Il suo errore è stato spostare un sacchetto di sabbia lungo la strada facendo saltare in aria la trappola esplosiva: «Sono rimasto cosciente e subito dopo l'esplosione ho guardato in basso - ricorda il parà -. Ambedue i piedi non c'erano più ed il mio braccio sinistro penzolava». Neathway è stato subito evacuato, ma pure l'ambulanza è saltata su una mina. Trasportato in un ospedale specializzato in Inghilterra ha passato quattro settimane in rianimazione. Il suo cuore si è fermato tre volte.


Dopo essere uscito dalla rianimazione il caporale ha ingaggiato la battaglia più importante per non lasciarsi andare, quella con se stesso: «Il primo obiettivo era uscire dal letto d'ospedale, poi adattarsi alla sedia a rotelle e infine stare in piedi con le protesi» racconta il caporale con il sorriso sulle labbra. Ora l'ultima sfida: tornare a fare il parà in Afghanistan.
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