Ma che cosa ci fa l’ingegner Carlo De Benedetti nella classifica degli svizzeri più ricchi? Non era italiano? In effetti il presidente della Cir ed editore de L’Espresso e di Repubblica , ha due passaporti e doppia cittadinanza, tricolore e rossocrociata, una specie di ubiquità giuridica non priva di qualche vantaggio. Fiscale no, giurano gli uomini della sua cerchia:l’Ingegnere ha sempre mantenuto la propria residenza fiscale in Italia, dove- a Dogliani, in Piemonte, in una casa di famiglia - ha riportato nel 2010 anche la residenza civile, dopo che per 13 anni era stata soltanto elvetica. Insomma un su e giù dalle Alpi che evoca faticose immagini di spalloni: absit iniuria verbis , naturalmente.
Il rapporto tra De Benedetti e la vicina confederazione ha origini antiche e tormentate, che meritano il massimo rispetto: la prima volta riparò a Lucerna da bambino, nel 1943, a nove anni soltanto, in piena guerra mondiale, perché la sua famiglia, ebraica, in Italia era fortemente a rischio. Il piccolo Carlo, che poi studiò a Torino e fu compagno di liceo di Umberto Agnelli, frequentò qualche anno di scuola tra mucche e prati in fior. La seconda volta risale agli anni di piombo, quando per un abbiente vivere in Italia significava essere a rischio di rapimento (e di riscatto). Fu il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a dirgli con una certa franchezza: «Posso proteggere te ma non la tua famiglia». E lui fece armi e bagagli e andò a proteggersi da solo, oltreconfine. A Sankt Moritz.
«Pago le tasse in Italia», ha sempre ripetuto l’ingegnere, nell’evidente convinzione ditacitare ogni sospetto. Ma i suoi uffici, alla richiesta di conoscere uno straccio d’Irpef - magari anche il dato del 2005, messo a disposizione di tutti dall’allora ministro Vicenzo Visco- assicurano, con qualche imbarazzo, di non possedere l’informazione. Strano: chi dice con tanta sicurezza «pago le tasse», dovrebbe essere pronto a rispondere anche alla domanda successiva: quanto?
E poi ce lo ritroviamo tra i miliardari in Svizzera. La classifica, come ogni classifica di questo tipo, è piuttosto approssimativa. Elaborata dalla rivista Bilanz , lo colloca tra i 12 stranieri «new entry» nell’elenco, ma con un patrimonio calcolato a spanne (1,5-2 miliardi di franchi svizzeri - l’equivalente di 1,15-1,53 miliardi di euro - come se 500 milioni fossero una sciocchezza) e in una posizione di coda, invidiabile sì, ma sempre di coda. Il primo, per intenderci, con 38-39 miliardi di franchi vale più di venti De Benedetti messi in fila: il suo nome, Ingvar Kamprad, forse non è noto a tutti i lettori, ma basta dire che è il fondatore e proprietario dell’Ikea per dargli immediata identità. Kamprad, per esempio, è nato in Svezia e il suo patrimonio è collocato in Olanda, ma - esattamente come De Benedetti - è cittadino del «club» svizzero.
Se De Benedetti «paga le tasse» in Italia (anche, a onor del vero, attraverso le sue società quotate e non), questo non significa che il suo rapporto con la Svizzera rifugga sdegnosamente dal denaro. Proprio ieri il Corriere della Sera, che non è certo un giornale guerrafondaio, faceva le pulci agli interessi elvetici dell’ingegnere, indicando un indirizzo preciso di Lugano- via Calgari 3, una villetta all’ombra di un grande salice piangente - come sede della Starfin, individuata come il family office , ovvero il laboratorio incaricato di accrescere la parte più personale del suo patrimonio. È stata anche individuata una società immobiliare, la Cristallo Blaunca, presieduta dallo stesso De Benedetti e gestita da professionisti presenti anche nella Starfin. E sono stati ricostruiti intrecci che, sempre da Lugano, portano a una strana società israeliana che punta a costruire l’auto che vola, come quella di Batman.
Quanto valgano le attività svizzere dell’ingegnere non si sa.
De Benedetti, piuttosto, si è lamentato della classifica di Bilanz : non tanto perché lo considera l’ultimo, ma perché, secondo lui, sopravvaluta enormemente l’intero suo patrimonio. Rifacendo i conti sulle dita e convincendosi di possedere solo qualche centinaio di milioni, pare abbia esclamato: «Due miliardi? Magari!».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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