Marianna Bartoccelli
da Roma
«Io che sono amico personale di Olmert, valuto il suo invito allItalia a guidare la missione come importante e come segno di stima, frutto della considerazione che lItalia ha maturato con Israele grazie allazione del governo della Cdl». Dallo scoglio di Marettimo, lex-ministro Maurizio Gasparri segue gli eventi della risoluzione Onu e alla fine si dichiara contento che lo stesso premier israeliano dia il suo ok alla richiesta dellItalia di guidare la missione. Anche se subito dopo ricorda che «è necessario che il governo renda chiare le finalità dellinvio delle truppe, iniziando a chiarire a chi spetterà il disarmo di Hezbollah». Di segno diverso il parere di Francesco Storace, sempre di An, contrario alla missione: «Alle condizioni date, non cè alcun interesse nazionale allinvio di nostri soldati in Libano. Non cè sotto il profilo militare, non cè sotto quello politico, sia a livello interno che europeo». Contrario al sì alla missione, Roberto Maroni della Lega attacca gli alleati della Cdl e sostiene che An, Fi e Udc, con il voto favorevole, stanno facendo un incomprensibile favore allUnione: «Abbiamo fatto un regalo gratis ad una maggioranza che tiene insieme gli amici dei terroristi e i moderati. Non capisco perché labbiano fatto, forse è scattata la molla del prestigio internazionale o forse si stanno preparando per le larghe intese».
Sembra volere rassicurare gli alleati dissidenti Sandro Bondi, il coordinatore nazionale di Fi, che ribadisce che il suo partito «voterà a favore del decreto, a patto che le finalità dellimpegno e il ruolo dellItalia non siano così ambigui da mettere a rischio oltre misura la vita dei nostri soldati e da rendere inefficace la missione stessa rispetto agli obiettivi posti dallOnu». E tra gli obiettivi fondamentali rimane, secondo Fabrizio Cicchito, laltro coordinatore nazionale di Fi, quello del disarmo degli hezbollah. Lo ha ripetuto ieri, commentando lazione di Israele contro «il partito di Dio» al confine del Libano. «Anche ai fini del mantenimento della pace commette un grave errore chi pensa che Israele possa assistere inerte a un nuovo afflusso di armi dallIran via Siria per gli hezbollah mentre, per di più, gli amici e i fiancheggiatori di questa organizzazione terroristica, presenti anche nel governo italiano, teorizzano e cercano di mettere in pratica il disegno della vanificazione della risoluzione 1701». Per il deputato azzurro non solo il disarmo Hezbollah ma anche leliminazione delle milizie armate nella zona tra la linea blu e il fiume Litani sono i punti fondamentali della risoluzione Onu.
Nella Cdl quindi se la Lega si tira fuori e An sembra spaccata, Forza Italia mantiene un doppio profilo: se da una parte sostiene di essere d'accordo con la missione, dall'altra inserisce una serie di distinguo e di «paletti» che lasciano aperta qualsiasi possibilità. Continua a non aver dubbi invece lUdc che resta così sola a sostenere le ragioni di quel primo «via libera» che, sostiene il segretario Lorenzo Cesa, ha «espresso la volontà comune del Paese di assecondare con i fatti e non solo con le parole l'iniziativa multilaterale dell'Onu in Libano». Mentre il capogruppo alla Camera, Luca Volontè, punta il dito contro lUe e invita Prodi e DAlema, «dopo la passeggiata libanese a intraprendere uniniziativa seria verso i Paesi europei per una linea comune sullespansione dellislamismo violento. Ai singoli Paesi - conclude Volontè - spetta sopperire allassoluta mancanza di iniziativa della commissione Barroso e di Solana».
Commenta la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dellOnu anche il Vaticano, che parla di «primo passo e di bottiglia mezza piena».
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