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"Sono un'eterna adolescente. Ritocchini? Meglio la diversità"

A 67 anni la cantante ha ricevuto la laurea honoris causa allo Iulm. "E pensare che un tempo scappavo nelle cabine telefoniche a piangere"

"Sono un'eterna adolescente. Ritocchini? Meglio la diversità"

«Aspetta che i miei cani fanno casino, ho tre border collie e un collie meraviglioso, cià tanto di quel pelo». Tempo un minuto e nella casa di Castelfranco Veneto torna il silenzio della sera: «Claudio ed io siamo appena tornati dal fare la spesa». Per capire come mai Donatella Rettore sia sempre la stessa basta parlarle due minuti, non di più. Per dirla con Manzoni, conserva la «lieta furia» di un'adolescente, è allegra, entusiasta, chiacchiera a cento all'ora, è splendida splendente e «dice cose», tante, e non srotola soltanto slogan o luoghi comuni. Questa signora classe 1955 è una delle donne che hanno cambiato la musica leggera italiana dagli anni Settanta in avanti. Dopo Kobra o Lamette, diciamo inizio anni '80, la Rettore è diventata il termine di paragone di ogni aspirante popstar italiana che avesse un po' di provocazione nel sangue. Si dice: «è una cantante alla Rettore», nel senso che segue quel filone e, in qualche modo, ne è una allieva. Figlia di un'attrice goldoniana e di un commerciante, ha iniziato a dieci anni cantando cover di Caterina Caselli nelle parrocchie in giro per la provincia veneta e oggi è un'enciclopedia di esperienze e un detonatore di passione visto che, accidenti, quanti progetti ha ancora.

Sono cinquant'anni dall'esordio, cara Donatella Rettore, nel 1973 si è presentata facendo da supporto al tour di Lucio Dalla.

«Da allora sono Rettore, soltanto Rettore, è un nome d'arte. In Italia però è dura da accettarlo, pensa che su Spotify c'è più gente che cerca Donatella Rettore di quella che cerca Rettore e basta».

Bene allora chi è Rettore?

«Io non sono Pinocchio, sono Lucignolo, una che non si redime mai».

Quindi?

«Una eterna adolescente».

Gli adolescenti sono puri.

«Ma pure incoscienti».

Si sente incosciente?

«Beh neanche poco».

Ma se ha una carriera lunghissima.

«Ho una predisposizione alle fregature. Anche l'altro giorno, dopo aver fatto l'analisi del sangue, mi hanno fermato per chiedere una donazione di 20 euro. Poi mi hanno riconosciuto e ne hanno chiesti altri cinquanta. Ho risposto: Va bene mezza fregatura, ma una intera no».

Capita a tutti.

«Ricordo quando negli anni '90 volevo comprare casa a Roma, sono finita come quelli che incontravano Totò davanti alla fontana di Trevi. Ho pagato l'acconto ma poi, al momento di versare gli ultimi 50 milioni di lire, sono spariti tutti. La causa è durata 10 anni e alla fine ho pure dovuto pagare le spese processuali perché ormai erano tutti latitanti. Sono così distratta che è facile fregarmi».

Qualche settimana fa ha ricevuto il diploma honoris causa dall'Università Iulm di Milano.

«Allora se salirò sul palco come dottoressa potrò raddoppiarmi il cachet». (ride, ndr)

Uno dei suoi primi brani è stato Ti ho preso con me, scritto da Gino Paoli.

«È stata una coincidenza legata a uno strano meccanismo discografico. Ma non ha funzionato per niente, ci è voluto ancora un po' di tempo prima di avere successo».

Oggi la gavetta fa paura a molti.

«A dir la verità, io non mi ricordo la gavetta come un supplizio. Di certo è dura. Se penso a tutte le volte che mi chiudevo nelle cabine telefoniche per piangere da sola».

E perché?

«Mi dicevano che ero grassa. Forse per questo ho avuto successo prima all'estero e soltanto dopo in Italia».

Strada complicata.

«Da noi non mi filava nessuno, ma in Gran Bretagna, Germania, Svizzera e Olanda facevo il pienone. Non lo dico tanto per dire o per vantarmi, era davvero così, facevo il pienone. Nessuno si fissava sul mio aspetto, a nessuno importava come fossi vestita o che aspetto avessi. Salivo sul palco ed ero come Adele prima maniera, un po' formosetta, ma quando iniziavo a cantare il pubblico diceva wunderbar, meraviglioso. Ho partecipato a tantissimi programmi tivù in Europa, nessuno badava all'aspetto fisico o al look. Una volta ho incontrato Siouxsie di Siouxsie and the Banshees. Eravamo vestite uguali, sembravamo allo specchio, solo che lei era corvina e io bionda. Ho incontrato anche Lucio Battisti».

Dove?

«Credo fossimo a Music on Top in Germania. Io avevo il brano Laiolà, che era un inno alla liberazione femminile, alla perdita della verginità. Lui se non sbaglio era in promozione di Una donna per amico. Dopo l'esibizione mi disse: Ma chi sei?. E io: Una che compra tutti i tuoi dischi. Ma perché non ti conosco?. Eh, in Italia non mi vogliono. Lui rispose: Non sei la prima, in Italia mi vogliono sempre con la stessa immagine con il foulard al collo e, quando appaio, poi iniziano a criticarmi: Sei grasso, hai le gambe a X..... Quando ascoltò Splendido splendente, disse che sarebbe diventata la canzone simbolo di quegli anni».

Beh non ha sbagliato.

«Poi pensò che avrei dovuto scrivere per lui e io gli mandai dei testi. Ho cantato pure la sua Vento nel vento».

Cantare Battisti non è da tutti.

«Lui disse che tra tutti quelli che mi hanno interpretato, sei la più brava».

Poi?

«Quelli intorno a me dicevano: Ehi tu vieni dall'Italia, dalla terra della moda e della bellezza, non ti puoi infagottare così, basta con tutti quei camicioni. In effetti ero vestita stile Abba. E poi sono alta 1,74, ma pesavo quasi 80 chili: Non devi mangiare cibo spazzatura. Tornai in Italia e cambiò tutto».

Come?

«Andai a Roma da Mességué, bevevo tisane, facevo bagni, in un anno ho perso venti chili in modo naturale, senza soffrire. Avevo la 50, mi sono ritrovata con la 42».

Chirurgia estetica?

«Nel 1992 ho fatto un filler alle labbra, ma non lo rifarei più. La chirurgia estetica è una omologazione. Viva la differenza».

Moltissimi non la pensano così.

«La chirurgia ti cambia, mica ti ringiovanisce. Io non ho mai visto una settantenne che dimostri sedici anni dopo esser passata sotto i ferri del chirurgo. Funziona solo se hai difetti fisici tipo il naso di Cyrano de Bergarac e allora lo capisco. Se respiri male, è giusto intervenire e risolvere il problema».

Mai fatto interventi?

«Io ho avuto un tumore al seno e mi dispiace di essermi ritrovata con mezza tetta, mi dà proprio fastidio. Così sono andata dal senologo e gli ho chiesto se fosse il caso di fare una plastica».

E lui?

«Mi ha risposto: Ma sei scema? Non svegliamo il can che dorme, rimani così e fattene una ragione. Gli credo».

Una delle meraviglie di Donatella Rettore è che dal 1974 divide la vita e la musica con Claudio Rego, conosciuto in un locale di Taranto.

«Non abbiamo avuto figli. A vent'anni pigliavo la pillola, poi a 28 ho smesso e siamo andati dritti senza protezione fino ai 40, ma non è successo niente. Oggi potrei avere un figlio con l'inseminazione artificiale».

A 67 anni.

«Io sono integra, non ho neanche le smagliature e in un momento di follia...».

Nel senso che potrebbe diventare madre?

«Però la ginecologa mi ha messo in guardia perché sono talassemica e ho avuto un tumore al seno, quindi le difese immunitarie sono basse. Anche Claudio mi ha detto di tutto...».

Cosa sarebbe un figlio per lei?

«Un figlio in sé non può essere solo la realizzazione di una donna. I figli non si fanno per egoismo. Ma diventare madri significa mettersi a totale disposizione del figlio per sempre».

Rettore perché non fa politica?

«La politica io? Per fare politica bisogna essere dei criminali, bisogna fare compromessi per raggiungere gli obiettivi». (sorride, ndr).

Ma in vita sua avrà votato?

«Sì, avevo un ideale politico, ero di sinistra, lotto per l'eutanasia, per il diritto dei bambini a nascere e crescere in ogni caso. Se gli eterosessuali fanno sempre meno figli e gli omosessuali invece vogliono averne, beh, ben venga».

Ora cosa voterà?

«Adesso sono apolitica. Gli italiani hanno votato Meloni? Bene, non sono masochista e quindi tifo per Meloni perché faccia bene. Non ci devono essere proibizioni ma regole, quelle sì».

Molte donne criticano la donna premier soltanto perché la pensa in modo diverso.

«Dico solo che dovrebbero smetterla di lamentarsi e iniziare a fare tutte il proprio dovere. Siamo in un'epoca nella quale, non solo concretamente come è appena accaduto ma anche simbolicamente, l'acqua ci è arrivata più su dei pantaloni».

A proposito di liti, è famosa quella tra lei e Loredana Bertè.

«Giravano voci strane, ma noi non abbiamo mai litigato. Una volta ci siamo anche parlate, eravamo sedute per terra: Cos'è sta storia che tiri fuori? Perché mi accusi di cose non vere?. Abbiamo parlato ma non ci siamo trovate d'accordo. Vuoi farmi causa? Allora fammi causa».

Com'è finita?

«Con un non luogo a procedere. L'avvocato mi ha proposto di fare una controquerela ma io ho evitato, non sono quel tipo di persona. In ogni caso, sono quarant'anni che non ci parliamo più. In giro lei non mi saluta, abbassa gli occhi. Ma io la saluto».

Quaranta anni. Ora fate la pace.

«Non ho bisogno di fare la pace. Fino a qualche anno fa, se mi avessero chiesto di fare un duetto con Loredana, non avrei avuto problemi a dire di sì. Oggi vivo anche senza. Ora trovo più ispirazione nelle voci di Madame o di Giusy Ferreri o di Emma, una che canta benissimo e che ha sopportato più ostacoli di salute di quelli che ho sopportato io».

In effetti Donatella Rettore è un punto di riferimento anche per la nuova ondata del pop.

«Con la Generazione Z ci siamo scoperti a vicenda. Per me è una sorta di Back to the future, di Ritorno al futuro, uno dei miei film preferiti, non a caso lì si parla del 1955, il mio anno di nascita. Sono sempre stata innamorata di Marty McFly, il personaggio di Michael J. Fox che oggi è vittima del Parkinson».

L'anno scorso è andata a Sanremo con Ditonellapiaga. È stata «Chimica» come il vostro brano oppure litigi continui?

«Ma figurarsi. Mai riso così tanto con una collega come con lei. Margherita (Carducci, il suo vero nome, ndr) è un fiore in tutti i sensi. Durante quel Sanremo ci siamo divertite così tanto che Elisa, durante le prove, una volta ci ha chiesto che cosa avevamo da ridere...».

Che cosa le piace della Generazione Zeta?

«Non mi piace chi fa le stronzatine con l'autotune, li trovo inutili. Mi piace molto Madame».

Quando torna con una canzone nuova?

«Tra poco, il 7 luglio. Un brano bellissimo».

Beh si dice sempre così.

«Ma io ci credo sul serio».

Come si intitola?

«Lasciamo un po' di mistero. Diciamo che è molto ironico».

Piacerà anche alla Generazione Z?

«Io lo spero, sento che abbiamo molte cose in comune, nonostante la differenza di età».

Due generazioni che si incontrano.

«Vorrei che i giovani oggi vivessero la loro gioventù come l'ho vissuta io, senza le preoccupazioni spesso forsennate che ci sono oggi».

Oggi i ritmi sono spesso dettati dai social. E dagli insulti che arrivano dai social.

«Agli insulti una volta dovevi rispondere ed era una bella rottura di scatole. Ora basta bannarli.

Li cancelli e ciao».

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