Sorpresa, in Germania è la terza lingua straniera

A Radio Brema le news vengono date nell’idioma di Cicerone. E le aziende privilegiano chi lo ha studiato Come sono lontani i tempi del ’68...

da Berlino
Chi oserebbe girare il mondo esprimendosi solo in latino si troverebbe in gravi difficoltà. Eppure l’idioma di Seneca e Ovidio è tutt’altro che una lingua morta. In Germania è addirittura la terza lingua più studiata dopo l’inglese e il francese ed è al primo posto, seguita dallo spagnolo, tra le lingue che negli ultimi anni hanno registrato il maggior incremento di studenti (654mila nel 2004, 800mila nel 2006).
Un boom che non si limita alle aule scolastiche. Sempre più spesso nei quiz televisivi vengono incluse domande nella lingua degli antichi romani, un editore tedesco si prepara a lanciare la traduzione in latino di Harry Poter che diventerà Harrius Potter e Radio Brema ha addirittura un programma mensile tutto in latino comprese le notizie del giorno. Qualche esempio: «Media Europa diluviis laborat» (sull’alluvione nell’Europa centrale), «Condicio feminarum in Iraquia pessima» (sulle pessime condizioni delle donne in Irak), «Clinici opera intermiserunt» (sullo sciopero dei medici). E un’altra radio ha una rubrichina, «In dubbio pro lapso», che aiuta a non storpiare le citazioni latine improvvisamente tornate di moda nelle conversazioni degli snob sempre alla ricerca di modi nuovi per distinguersi dalle masse.
Eppure appena pochi decenni fa, in pieno ’68, uno degli slogan della rivolta studentesca in Germania era: «Latinum in latrinam». Uno slogan che fu presto messo in pratica perché fu sull’onda ciecamente contestatrice che incominciò il declino del latino, declassato da materia fondamentale a materia facoltativa, quindi non obbligatoria per conseguire l’Abitur, equivalente alla nostra licenza liceale. Ed anche nelle scuole più tradizionali fu abolita l’abitudine, ereditata dalla Germania guglielmina, di scambiarsi in latino il saluto all’inizio della giornata in classe. «Salve magister», dicevano in coro gli allievi. «Salvete discipuli et discipulae», rispondeva il maestro.
Da allora, però, il latino si è preso una bella rivincita come dimostrano gli ultimi dati. Sempre più numerose sono le scuole che hanno reintrodotto lo studio della lingua di Orazio ed è statisticamente accertato che la conoscenza del latino aiuta a sfondare la barriera del «numerus clausus» per accedere alle università tedesche. Paradossalmente a innescare il rilancio sono stati proprio i risultati deludenti registrati durante il periodo di declassamento. Le autorità scolastiche hanno accertato infatti che i pochi studenti rimasti fedeli allo studio facoltativo del latino avevano un livello notevolmente superiore: più fantasia, più capacità analitica, più facilità nell’apprendere altre lingue e persino risultati migliori nelle materie scientifiche.
Secondo Patrick Meinhardt, deputato liberale al Bundestag e promotore di un’iniziativa interparlamentare a sostegno dello studio del latino e del greco, la lingua dell’impero romano, con le sue regole coercitive di sintesi e chiarezza, è un formidabile incentivo a ragionare in maniera logica e ordinata.

Tanto è vero, sostiene Meinhardt, che molte imprese tedesche al momento di selezionare il personale qualificato da assumere, privilegiano chi ha studiato il latino. Insomma, il latino non aiuta a girare il mondo ma come dimostra il ritorno di interesse che riscuote in Germania, chi lo ha studiato dispone di una marcia in più.

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