Sorpresa, siamo più ricchi di quanto ci immaginiamo A dirlo è la Banca d'Italia

Le famiglie italiane detengono il 5,7% del patrimonio mondiale, per un valore pari a 160mila miliardi di euro. E' il doppio della nostra quota del prodotto lordo globale. Quanto ai debiti ne abbiamo meno perfino dei tedeschi

Sorpresa, siamo più ricchi  
di quanto ci immaginiamo
 
A dirlo è la Banca d'Italia

Ma guarda un po’: gli italiani sono tra i più ricchi del mondo, eppure sono tra i meno indebitati, privatamente, e con una distribuzione delle proprietà tra le famiglie molto agiate e quelle molto povere tutto sommato accettabile. È il ritratto di un Paese evoluto, ben equilibrato, agiato, tutto sommato felice che trova nel privato, nella famiglia, nel piccolo la sua dimensione vincente.

E la disoccupazione? E la crisi? E il debito pubblico? Nessuno li nega e non possono essere certo sottovalutati, ma per capire quale sia la realtà economica dell’Italia, non ci si può limitare sempre ai parametri di Maastricht, come se fossero criteri divini e che invece infallibili non sono. Li pretese la Germania di Kohl in cambio del via libera alla moneta unica, ma in modo arbitrario. È come se acquistando un’auto si valutassero solo i freni, la frizione, il circuito elettrico e la carrozzeria. Ma non il motore, né il cambio, né gli pneumatici, né lo sterzo.

Il bollettino statistico di Bankitalia, riferito al periodo 2008-2009, permette di equilibrare, finalmente, il quadro, evidenziando anche le luci e non solo le ombre della nostra situazione finanziaria.
Innanzitutto: la ricchezza netta mondiale delle famiglie ammonterebbe a circa 160mila miliardi di euro, di cui il 5,7% posseduto dagli italiani. «Tale quota appare particolarmente elevata se si considera che l’Italia rappresenta poco oltre il 3% del Pil mondiale e meno dell’1% della popolazione del pianeta», chiosano gli esperti di Palazzo Koch. Insomma, i patrimoni privati valgono quasi il doppio del Prodotto interno loro annuale, proiettandoci nella top-ten dei Paesi più facoltosi al mondo. Il 60% dei nostri nuclei familiari possiede una ricchezza netta superiore a quella del 90% delle famiglie di tutto il mondo; quasi tutti gli italiani sono più agiati del 60% delle famiglie dell’intero pianeta.

Ma come investiamo i risparmi? Nessuna sorpresa: molto mattone e parecchia liquidità, mentre prevale la diffidenza nei confronti delle azioni, come potete leggere qui a fianco. Tra l’altro: rispetto alla crisi finanziaria, esplosa con il fallimento della Lehman nel settembre del 2008, la ricchezza complessiva è aumentata dell’1,1%, ovvero: le perdite provocate dal grande crash di due anni fa sono già state riassorbite. E anche questo è un segnale di stabilità, ancor più evidente se si considerano i debiti privati.

Da tempo l’economista Marco Fortis sostiene che, paragonando l’insieme delle passività (pubbliche e private) alla ricchezza complessiva, l’Italia è solida quasi quanto la Germania e alla pari con la Francia. Il bollettino di Bankitalia corrobora questo quadro. Anzi, l’ammontare dei debiti risulta pari al 78% del reddito disponibile, il valore più basso tra i Paesi industrializzati. Siamo i primi della classe, davanti all’ammiratissima Germania, dove la percentuale è del 100%, come in Francia, distaccando Usa e Giappone (130%) e con la Gran Bretagna che tocca addirittura il 180%.

E da quali voci è composto il debito privato? Detto in altri termini: gli italiani si indebitano per andare in vacanza, far la spesa, comprare lavatrici, auto, usando le diaboliche carte revolving o lasciandosi tentare dal credito al consumo? Nossignori. L’Italia - per fortuna - non è l’America. Paghiamo soprattutto per i mutui (40% dei debiti totali), che però riguardano solo una piccola parte degli immobili comprati nel nostro Paese. Già, perché la maggior parte dei proprietari ha già finito di rimborsare i mutui e sono proprietari a tutti gli effetti.

E quando fanno compere, come in questi giorni, usano perlopiù soldi propri, veri, disponibili, già guadagnati, mentre solo in minima parte (12% del totale) contraggono debiti al consumo. Spagnoli, irlandesi, americani e inglesi ci invidiano.
Da noi la classe media non è ancora estinta, come dimostrano i dati sulla concentrazione dei patrimoni. Pochi hanno tanto, tanti hanno poco? In apparenza sì: il 10% delle famiglie più facoltose possiede circa il 45% della ricchezza complessiva, mentre la metà più povera controlla il 10% degli asset privati. Eppure, se confrontiamo l’Italia alla Gran Bretagna che per 13 anni è stata laburista e all’America progressista di Obama, dove il 10% delle famiglie più agiate possiede non il 45% né il 60%, ma addirittura il 70% della ricchezza nazionale, lo squilibrio italiano risulta ragionevole e compensato da un altro dato: il 40% della popolazione possiede il 45% della ricchezza nazionale. Insomma, quattro italiani su dieci vivono in uno stato di ragionevole agiatezza; borghesia vera, all’antica, che la globalizzazione non ha spazzato via.

Non ancora perlomeno. Ieri è suonato un primo campanello d’allarme. Nel primo semestre 2010 la ricchezza è calata dello 0,3%. Un dato irrisorio, ma non trascurabile.

Segnala che il Paese non può vivere di rendita e che pertanto, se si vogliono mantenere questi livelli di benessere, bisogna far crescere l’economia reale e produrre ricchezza, anziché limitarsi a possederla. Un’arte in cui, finora, abbiamo saputo eccellere.

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