Solo tre mesi fa, in marzo, la Iata - lassociazione che riunisce le principali 250 compagnie aeree del mondo - aveva previsto un 2010 ancora pesantemente in rosso, con perdite stimate in 2,8 miliardi di dollari. Ieri, da Berlino, in occasione della 66ª assemblea annuale, il dato è stato capovolto: il 2010 chiuderà con un utile complessivo di 2,5 miliardi di dollari. È la svolta dopo due anni di crisi. Colpiscono la dimensione e la rapidità della correzione: ma il direttore generale della Iata, Giovanni Bisignani, ha spiegato che «leconomia globale si sta riprendendo dalla crisi finanziaria molto più in fretta di quanto non si potesse prevedere». Il trasporto aereo è uno dei termometri più indicativi dello stato di salute delleconomia: i passeggeri (turisti e daffari) viaggiano se possono sostenere la spesa, le merci viaggiano quando gli scambi lo richiedono. I dati sono eloquenti: per il traffico passeggeri ora si prevede una crescita del 7,1% nellintero 2010, mentre il traffico merci si espanderà del 18,5% (in aereo viaggiano i beni a maggior valore aggiunto, dalle alte tecnologie, ai prodotti del lusso, a quelli dellagroalimentare di pregio; le commodity e i beni di minor valore viaggiano in nave).
Resta tuttavia ancora indietro lEuropa, su cui pesano una debole crescita del Pil, la crisi delleuro, i ricavi persi per le ceneri del vulcano islandese e per una serie di scioperi. Insomma, per dirla con Bisignani, il trasporto aereo va «a due velocità». «Pensavamo - ha detto - che ci sarebbero voluti almeno tre anni per recuperare gli 81 miliardi di dollari (14,3%) di calo dei ricavi nel 2009», quando le perdite erano state di 10 miliardi di dollari (16 miliardi nel 2008). Invece, leconomia globale «si sta rialzando dalla crisi molto più rapidamente di quanto si sarebbe potuto immaginare». Sono i primi benefici dal 2007 e il margine sarà ancora debole (0,5%). I ricavi sono previsti a quota 545 miliardi di dollari, in crescita dai 483 del 2009, ma ancora al di sotto del 564 del 2008. La spesa per il carburante sale da 132 miliardi a 140. «Oggi cè un cauto ottimismo» ha sottolineato Bisignani aggiungendo che «il traffico globale sta tornando ai livelli pre recessione, con un load factor vicino all80%»: il numero uno della Iata ha tuttavia messo in guardia dal rischio di sovracapacità del settore (questanno saranno consegnati circa 1.340 aerei, di cui 500 per rimpiazzare i vecchi).
LEuropa «è lunica area in rosso con perdite per 2,8 miliardi di dollari» nel 2010, peggiore dalla precedente stima di 2,2 miliardi di dollari indicata a marzo, ma in miglioramento rispetto alla perdita di 4,3 miliardi di dollari subita nel 2009. Fra le varie cause, leruzione del vulcano Eyjafjallajökull, che ha provocato la chiusura dei cieli europei in aprile ed è costato alleconomia globale 5 miliardi di dollari, molto di più degli 1,8 miliardi di dollari di mancati guadagni delle compagnie aeree (che hanno cancellato 100mila voli). Al contrario, nel 2010 tornerà allutile lAmerica del Nord, con 1,9 miliardi di profitti rispetto alle perdite per 1,8 miliardi previste a marzo.
Annunciando il passaggio di testimone lanno prossimo, dopo nove anni al comando della Iata, Bisignani ha fatto una proiezione del settore al 2050, con lindustria del trasporto aereo «consolidata, composta da una dozzina di marchi globali, sostenuti da operatori regionali e di nicchia». «La scarsa redditività nel trasporto aereo - ha spiegato - dipende dalla iperframmentazione, con le sue 1.061 compagnie aeree, frutto del sistema bilaterale che regola lindustria aerea globale. Le restrizioni sul capitale internazionale impediscono il consolidamento allestero, sono una diga che ci frena», «è ora di farla saltare».
Bisignani ha indicato che nel 2050 «saremo molto vicini a un tasso di incidenti pari a zero, emetteremo la metà di carbonio, avremo eliminato le code negli aeroporti con sistemi integrati che garantiranno la sicurezza permettendoci al tempo stesso di servire un maggior numero di passeggeri. Opereremo quasi senza ritardi nei cieli uniti globalmente».
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