Sorpresa! Il «vizio» del rock cede al lirismo

Stasera all’Alcatraz grande jam session, domani agli Arcimboldi concerto colto

Sorpresa! Il «vizio» del rock cede al lirismo

«Surprise»! È annunciato così dai comunicati stampa il concerto che vede allineati all’ Alcatraz - per la prima volta insieme in Europa - Lou Reed, John Zorn, Marc Ribot. Una grande sorpresa del MiTo, che precede con questo show lo spettacolo di John Zorn Il cantico dei cantici, che vedrà sul palco anche Lou Reed e la moglie Laurie Anderson. Doppia esibizione dunque in contesti completamente differenti. Domani agli Arcimboldi è la serata di Zorn; stasera quella dei suoni senza confini, barriere stilistiche, fatta di improvvisazione, di rock, jazz e blues trasformati ora in energia ora in schizofrenia sonora, con accelerazioni e incursioni nella musica informale.
Una jam session colta e un po’ pazza insomma, che ormai è una consuetudine per la premiata coppia Reed-Zorn. Hanno cominciato per gioco; l’instancabile ricercatore (lo hanno definito in mille modi: da re dell’avanguardia a pioniere del jazz post free o del poli free) e il rocker che canta la disperazione e la bugia per dire la verità... Hanno preso lo slancio l’anno scorso allo Highline di New York. Dopo un concerto di Lou, Zorn è salito sul palco e i due hanno sono partiti con le loro schermaglie sonore. In America queste session sono ormai ricorrenti: vi partecipano artisti come Mike Patton, Bill Laswell, Milford Graves, l’arpista a cavallo tra rock e free jazz Zeena Parkins, il visionario chitarrista Marc Ribot che è diventato, con Luarie Anderson, un’altra colonna del gruppo. Musica alta o delirante? Si è chiesto qualcuno. Lirismo e libertà senza confini, rispondiamo, quando le armonie, le melodie e i ritmi si incontrano in trame imprevedibili e spesso inconciliabili. Una notte gustosa ma difficile da digerire per chi non è pronto all’anticonvenzionalità.
Non a caso Zorn e Ribot hanno fondato il movimento «Radical Jewish Culture», che fa molta tendenza sulle strade newyorkesi e non solo. Reed, eletto a suo tempo da Andy Warhol a custode della follia e del vizio nel rock, ora dedica tutte le sue energie alla creatività (l’anno scorso per esempio l’abbiamo visto agli Arcimboldi rileggere il drammatico Berlin con un’orchestra diretta da Julian Schnabel e con il coro di bambini New London Children Choir).

Ribot è un chitarrista che non si dimentica; uno che non cede al virtuosismo per lasciare spazio ai colori, ai toni, all’espressività, al recupero delle regole armnoniche partendo dalla loro distruzione e ricostruzione completa, come ha fatto ai suoi esordi con i Lounge Lizards, o impreziosendo i dischi di Tom Waits (e anche quelli di Elvis Costello, Marianne Faithfull e moltissimi altri), o come i suoi lavori solisti che spaziano dall’avanguardia agli stravolgimenti della canzone cubana di Arsenio Rodriguez, dal jazz al camersimo. Ribot, tra l’altro, collabora regolarmente con le numerose band di John Zorn, vera eminenza grigia del «folle» progetto.

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